Gabriele Pala, illustratore di genere, unico nella sua interpretazione, le sue opere conquistano un pubblico mirato di amatori e collezionisti nell’occasione delle numerose mostre d’arte a cui partecipa.
TRIESTE Barcolana 55 – La regata più grande del mondo. 29 settembre/ 08 ottobre 2023
sarà presente l'artista triestino Fulvio Conte.
La Barcolana è una storica regata velica internazionale che si tiene ogni anno nel Golfo di Trieste.
UDINE FIERE 70° EDIZIONE DI CASA MODERNA
Dentro la natura selvaggia di GIANNI BORTA - mostra immersiva
inaugurazione: sabato 30 settembre ore 11:30 - padiglione 6.
L'artista Maddy (Maddalena Mozzo) presente all'esposizione collettiva internazionale "Noon - Chi" Palazzo Velli, Roma, a cura di Beatrice Cordaro. La mostra è aperta fino al 07 ottobre 2023.
Paolo Annibali nasce a San Benedetto del Tronto (AP) dove vive e lavora, è docente di Storia dell’Arte presso il Liceo Scientifico di San Benedetto del Tronto. Molto apprezzato dai suoi studenti che lo seguono ad ogni sua mostra e hanno creato una pagina facebook dedicata alle migliori battute del professore (“Le perle di Paolo Annibali”). Nel 1983, ad Ascoli Piceno, organizza la prima mostra personale.
Artista pluripremiato, scultore e disegnatore dal tratto inconfondibile.
“Oggi il mio lavoro è per me come un legno in cui un naufrago riesce ad aggrapparsi. L’arte è la mia preghiera quotidiana, un affannoso dialogo con me stesso, una continua ricerca nelle piaghe della mia esistenza. … L’arte impone fedeltà.
I DISEGNI cercano di catturare lo sguardo di un benevolo osservatore, invitandolo alla lentezza, con uno sguardo di un volto che interroga lo spettatore sul senso della sua esistenza, con nature morte che raccontano l’ingiuria del tempo o l’ansia del vivere quotidiano: alberi dimenticati nella sospesa speranza dell’arrivo della primavera.
Cerco nella SCULTURA una dimensione anacronisticamente solenne. Le mie opere nascono sempre in sordina: all’inizio sono contenute in palmo di mano, per assumere via via la concretezza di forme molto articolate. … Ho cercato di creare una serie di sculture che evocassero l’apparato decorativo di un tempio: le sculture frontonali, le metope, gli acroteri. Sculture senza tempio, senza l’architettura che avrebbe dovuto accoglierle. Si intuisce dalle posture, dalle storiette dei teatrini (più che metope sembrano presepi), un racconto senza né miti, né eroi, in cui la mancanza del luogo, nell’incertezza dei gesti e nell’inutilità degli sguardi, diventa assenza di un possibile destino. L’uso della terracotta più che la scultura greca, ricorda la fragilità di quella etrusca, dove la vulnerabilità dell’esistenza era regolata da un senso oscuro della fortuna. …”
INTRODUZIONE ALL’ARTE SCULTOREA E PITTORICA DI PAOLO ANNIBALI
Ispirato dai maestri contemporanei così come dall’arte etrusca, dall’iconografia del passato, ma anche da altri movimenti artistici, Paolo Annibali elabora in maniera autonoma un suo percorso creativo ed elegante in cui si fondono rievocazioni artistiche diverse incontrando uno stile unico ed originale; le sue opere si materializzano identiche ai soggetti originali se pur contornati da un simbolismo caratteristico che unisce realtà, mitologia ed immaginazione.
Una ricerca poetica che continua da molti anni portando oggi il suo lavoro d'artista verso una figurazione che narra storie quotidiane dove i suoi personaggi solitari raccontano la fugacità dell'esistenza. Attraverso la realizzazione scultorea di figure di angeli, santi, madonne, l'artista Annibali racconta, da laico, l'arte sacra e i passaggi del cristianesimo. La sua tematica principale è il figurativo, la natura e l’essere umano espressi nel loro grande fascino in una descrizione minuziosa.
Le sue sculture sono ricche di una carica espressiva: effetto di una lavorazione attenta e precisa in ogni singolo dettaglio.
Il materiale scelto dall’artista, sia in scultura che in pittura, risulta essere l’elemento perfetto per donare ritmo, dinamicità, pensiero, emozione e comunicazione; in ogni sua opera i colori vivaci, l’opacità della materia, le luci e le ombre della matita si fondono creando un continuo collegamento tra il cielo e la terra generando un dialogo interiore. Silenzio, spensieratezza, malinconia ma anche spiritualità e fede convivono nella lettura delle sue opere.
- Guarda il video delle opere dell’artista Paolo Annibali pubblicato su youtube.
- Video pubblicato su yotutube da Il Mascalzone "Paolo Annibali e il mare" - anno 2021.
INTERVISTA
"A TU PER TU CON PAOLO ANNIBALI,
SCULTORE E DOCENTE DI STORIA DELL’ARTE"
- Professore, da quanti anni svolge la sua attività di scultore e come è iniziata la sua attività?
Sin da bambino divoravo album da disegno, avevo sempre le mani sporche di plastilina, ma questa voracità si è spenta con gli anni delle elementari, la scuola di allora non teneva in nessuna considerazione queste doti. Il desiderio dell’arte è riapparso con la fine delle medie, quando incontrai degli insegnanti che davano grande importanza ai rapporti umani. Provo nei loro confronti una grande riconoscenza, non solo per le scelte artistiche future, ma, diventato insegnante, ho cercato in qualche modo di imitarli, usandoli come modelli.
Debbo a loro che intrapresi gli studi con il liceo artistico e poi l’accademia. Certo, non è così scontato tradurre un talento in mestiere, è molto facile perdersi, l’arte è il mondo dell’incertezza, dell’approssimazione. Ancora non dimentico l’espressione dei miei genitori, quando comunicai che volevo fare l’artista, anzi lo scultore, lessi nei loro occhi la disperazione di chi immagina, non senza cognizione, il proprio figlio proiettato verso una vita di stenti.
In effetti il mestiere dell’arte è un percorso in eterna salita, nella quale devi credere senza esitazioni in te stesso e in quello che fai. Quando sei giovane il mestiere è un continuo inizio, in quanto i riscontri, soprattutto economici, sono pesantemente modesti, e solo quella fede ti può salvare.
Tra i tanti inizi, quello che più ha segnato la mia strada, è quello del 1981, quando giovane promessa appena uscito dall’accademia, mi colse l’artrite reumatoide, che per un lungo periodo m’impedì qualsiasi attività. L’esperienza del dolore mi offrì la possibilità di esplorare il mio mondo interiore più intensamente. Quando i morsi della malattia si attenuarono, la mia sensibilità si era affinata, il bagaglio emotivo arricchito. Nel 1983 organizzai la mia prima mostra personale in cui la mia ricerca poetica si era avviata verso quelle tematiche che ancora fanno parte della mia opera.
- A quale corrente artistica appartiene la sua produzione e qual è lo scultore che lei vede come un modello?
Non mi sento di appartenere a nessuna corrente artistica. Oggi l’arte vive un momento di grande complessità e fragilità. Il mio lavoro è orientato verso la figurazione, un mondo direi forse rassicurante e anacronistico, anche se oggi mi sembra più che mai attuale, in quanto molti giovani sembrano esprimere le stesse tensioni.
Non ho mai pensato ad uno scultore come modello, ma a tanti. A tutti quelli che hanno espresso una forte componente morale e civile: Giovanni Pisano, Donatello…. Ma anche pittori come David, Courbet, Mantegna… .
- Nell’arco della sua carriera si è parecchio dedicato a soggetti sacri. Può ricordare ai nostri lettori quali sono le opere di maggior rilievo che ha prodotto per la committenza ecclesiastica? Ci può dire poi quale opera considera il suo capolavoro?
Tra le opere più significative che ho realizzato, penso ci sia l’ultima, la “Porta degli emigrati” per il Santuario di San Gabriele, forse perché è l’opera della maturità, forse perché è ancora fresco il ricordo della fatica, ma anche l’ambone della cattedrale di Fiesole, la porta della cattedrale di Jesi.
Più che il mio capolavoro, il cui giudizio lascerei ad altri, parlerei dell’opera che amo di più: la “Madonna della Misericordia” per la parrocchia di San Pio X a San Benedetto del Tronto. E’ una scultura che racconta un momento particolarmente difficile della mia esistenza.
- Quale rapporto c’è fra chi commissiona l’opera d’arte e lo scultore? L’artista ha una certa libertà?
Tra artista e committente si istaura una certa complicità, quando il committente ti sceglie per realizzare un’opera, ha in te una grande fiducia. Va un po’ sfatato il luogo comune per cui le opere su committenza siano delle costrizioni per la sensibilità dell’artista.
I temi definiti sono per l’artista, quello che è la rima per il poeta, per non parlare poi di tutta l’arte del passato in cui si operava solo esclusivamente su committenza. Direi anche che la libertà espressiva e la propria personalità si possono affermare anche nei temi più angusti delle opere su committenza. L’importante è la qualità dell’opera.
In che misura secondo lei l’arte contemporanea riesce a descrivere la sensibilità religiosa dell’uomo di oggi?
Il rapporto tra spiritualità e arte contemporanea è complesso e spesso conflittuale. Distinguerei tra un’arte sacra creata appositamente per la liturgia e un’arte che pur lontana nei temi evidenzia la ricerca di senso, l’annuncio, l’intuizione del divino. Nella complessità del contemporaneo molto spesso è più la seconda tipologia di opere che ci avvicinano al sentimento di Dio. E’ sempre la bellezza lo strumento attraverso la quale si può parlare di spiritualità.
- Lei oltre ad essere scultore è docente. Come si pongono secondo lei i ragazzi di oggi di fronte al nostro patrimonio artistico e in definitiva rispetto alla bellezza?
Se il mestiere dell’arte è straordinario posso dire, dopo tanti anni di insegnamento, che quello di docente lo è altrettanto. Il mondo della scuola è ancora il mondo della speranza e direi anche della bellezza. Certo lo studio è fatica, chi di noi si alzava la mattina con la gioia nel cuore pensando di andare a scuola? Nonostante che i ragazzi intuiscano che parlando di Masaccio o di una colonna greca, gli racconti le cose più belle che ha creato l’uomo, un conto è assistere una lezione, dove l’insegnante cerca di trasmetterti la sua passione, un conto è poi studiarsela e di nuovo raccontarla.
Ma il tempo dell’adolescenza è un tempo particolare. Nell’età adulta si ripensano tante cose e ci si accorge che molti discorsi sono “passati”, così l’arte è entrata a far parte del patrimonio più profondo di ognuno. Credo che tu ne sia la testimonianza, ebbi un sussulto di gioia, quando, in visita a Santa Maria sopra Minerva a Roma, ti incontrai mentre spiegavi le numerose opere d’arte del luogo ad un gruppo di bambini.”
Nicola Rosetti - 2014
Tra i numerosi critici, giornalisti ed esperti del settore che hanno scritto sulle opere dell’artista Paolo Annibali citiamo:
Mariano Apa - R. Bossaglia - T. Carpentieri - Carlo Chenis - Flaminio Gualdoni - Camillo Langone - C. Melloni - G. Pedicini - Nicola Rosetti - R. Siena - Franco Solmi - G. Volattorni M. -
terracotta dipinta
PRESENTAZIONE CRITICA ALL’ARTISTA
PAOLO ANNIBALI
A CURA DELL’ARCHIVIO MONOGRAFICO DELL’ARTE ITALIANA
La maestria dell’artista Paolo Annibali si evince dalla sua manualità caratteristica evidenziata sia nella scultura sia nella pittura, il suo tratto raffinato ed accurato segue con naturalezza la definizione di un soggetto ben rappresentato. L'artistaintreccia, plasma, accarezza il materiale creando forme vive, precise e dinamiche, fedeli ad un atteggiamento anche psicologico. Nell’arte pittorica il disegno si espande in un groviglio ricco di elementi naturali che si trasformano in una sorta di potenza energetica dove emergono con determinazione le figure.
Le opere richiamano all’attenzione l’astrazione di uno schema reale che si evince mediante la progressiva definizione di un preciso soggetto che l’artista ottiene attraverso un’ottima modellazione del materiale e l’impiego del colore. Le sue sculture rammentano il fascino dell’iperrealismo per la struttura anatomica, le sue figure, sia nell’espressività che nella postura, contengono il valore dell’esistenza, in ogni opera troviamo la fatica o la bellezza di una quotidianità sempre in evoluzione. Le figure scultoree sono solitarie diventano ispirazione per una lettura profonda di messaggi etici che si rivolgono sempre ad un pensiero sacro, assumono ogni minimo dettaglio: dallo sguardo espressivo, dalla rappresentazione dei capelli, dall’imperfezione della pelle, dal movimento del corpo e dalla rappresentazione delle vesti. Nel disegnoPaolo Annibali interpreta sempre la figura umana nella sua precisa anatomia e fisionomia, le sue figure sono un ritratto perfetto se pur ambientate in una scenografia che si anima mediante la costruzione di un pensiero profondo che include interiorizzazione e problematiche sociali. Sia in pittura che in scultura si evince la predisposizione dell’artista verso la corrente surreale.
Religione, spiritualità e quotidianità diventano capolavori di una sintesi di ricerca di nuove forme ancorate dalla dedizione alla figura dove notiamo la sensualità della forma che evoca sentimento ed intellettualismo. La produzione scultorea e pittorica dell’artista Annibali è una chiara sintesi tra ragione e sentimento dove convivono riferimenti all’arte antica e moderna. La padronanza tecnica dell’artista nel modellare i materiali scelti, nella realizzazione delle tinte cromatiche e nel segno grafico distinto fanno si che le sue opere siano apprezzate per un linguaggio creativo adatto ad esprimere l’emozione ed il turbamento esistenziale. Le sculture sono realizzate con armonia, subentra una lunga ricerca sull’abbinamento degli elementi diversi che servono ad indicare all’osservatore una lettura più ampia di ciò che egli rappresenta. La pittura è una sorta di illustrazione, di narrazione dove il tratto grafico del maestro Annibali penetra sulla superficie con armonia e naturalezza, la conquista del chiaro-scuro esalta l’atmosfera dell’opera facendo emergere una riflessione profonda sull’importanza delle emozioni che vivono e si modificano continuamente.
Archivio Monografico dell’Arte Italiana - Dicembre 2021
ANTOLOGIA CRITICA
Operando sulle tre dimensioni Paolo Annibali inventa forme scultoree il cui fulgore sacrale è trattenuto dall’ordine cartesiano. Fascino e mistero delle sovreminenti realtà spirituali trovano figura nel contrasto paradossale tra reticolo compositivo e azione scenica, quasi a sintetizzare l’orthotes, cioè la correttezza enunciativa, con l’aletheia, cioè lo svelarsi veritativo. Il Maestro porta in icona l’inconciliabilità redentivamente conciliata dell’incarnazione cristiana, grazie alla quale le anguste strutture dell’intuizione umana colgono per divino beneplacito l’ineffabilità dell’universo spirituale, aprendo l’itinerarium mentis in Deum. Limite e infinito si coniugano simbolicamente nello splendore artistico, così che nel limite espresso si specchia l’infinito inesprimibile. Il rigore geometrico degli schemi composivi si fa allora metafora dell’ordine intrinseco insito nella creazione; l’esuberanza figurativa dell’epopea religiosa si fa allora simbolo dell’appassionata condiscendenza manifestata dal Creatore. Per questo l’ordito geometrico reiterato dal Maestro non riesce a contenere del tutto l’azione sacrale, anche se questa dà ragione vitale a quello che si fa simbolo di armonia escatologica.
Dell’Annibali scultore in termini cristiani sono da menzionare, soprattutto, i numerosi portali di chiese, laddove è evincibile una poetica religiosa fondata sul paradosso formale ad emblema della coincidentia oppositorum. La sua scultura è ordinata e rapida, descrittiva e mistica, essenziale e ridondate. La porta diventa occasione per esternare tanto l’interiorità del proprio animo quanto quella dell’edificio cultuale. è il Maestro stesso ad inoltrarsi nelle regioni impervie e fascinose della Tradizione cristiana, perché attratto dal soprannaturale che va svolgendo iconograficamente, così da auspicare per altri le medesime esperienze. Poche volte opera all’interno delle chiese con figure santorali e arredi cultuali, quasi sempre indugia all’esterno di tali edifici, offrendo ai «vicini» la memoria del culto abituale e ai «lontani» il pathos dell’anelito religioso.
Annibali coglie il potere simbolico e sacramentale della porta, riacquisendo per sé e per gli altri il senso religioso dell’esistenza, sebbene nel dubbio della ricerca personale e nella sofferenza del processo artistico. Quale simbolo di Cristo, la porta iconizza la Chiesa sua diletta sposa, così da configurarne il corpo mistico e da annunciare i misteri cristiani. Da qui la scaturigine dell’invenzione artistica del Maestro che dà vita ad una scultura narrativa sempre di matrice biblico-ecclesiale, raramente, di sapore encomiastico-decorativo. Coglie come la porta sia elemento peculiare di intensa suggestione artistica e di doviziosa pregnanza spirituale, gestendola a modo di diaframma metaforico tra profano e sacro, fino a risolvere i richiami profani in moniti religiosi.
Carlo Chenis
“... Nel considerare la produzione di Annibali si individuano con chiarezza alle sue spalle, modelli espressivi di fondamentali maestri contemporanei – segnalerei soprattutto Arturo Martini e Pericle Fazzini – ; così come si avverte il riverbero della statuaria etrusca, ma proprio questo confronto con le radici culturali consente l’individuazione di una personalità autonoma, di una stretta coerenza con sé stessa, quotata a un’asciuttezza di linguaggio che si sposa nel medesimo tempo con una ritmica dinamicità. Ed è questo il tono dei suoi altorilievi, nelle porte realizzate alcuni anni or sono, dove l’azione, semplicemente simbolica dati i temi e la destinazione delle opere, è vissuta in una ripresa dall’alto, come su palcoscenici guardati dai piani alti del pubblico; ed è appunto azione, ma emblematicamente fissata nei suoi momenti cruciali. Già in queste opere Annibali, pur rispettando alcune convinzioni iconografiche legate al remoto storico delle vicende, è orientato a vestire i suoi personaggi con abiti moderni, onde sottolineare nei singoli episodi il permanere dei loro valori, etici e spirituali fuori del tempo. La spinta a riflettere sull’attualità e sul quotidiano si fa in lui via via sempre più forte: non tanto come indagine di tipo veristico, quanto come simbologia del significato esistenziale che ogni evento o gesto umano rivestono, e – come dice bene lo stesso artista, capace di un’esplicita teorizzazione del proprio operare – rendono l’uomo “interprete simbolico di una sacralità della vita”. Questo tipo di rappresentazione, questa imagerie volutamente povera e domestica prende appunto corpo in individui vestiti con abiti borghesi i quali, nella penultima produzione dell’artista, si inseriscono in asciutte scabre strutture di tipo architettonico. La padronanza della tecnica del cotto consente ad Annibali di mimare stoffa, legno, pietra e così via con leggerissime ma significative variazioni di effetti. E i suoi personaggi sono per la gran parte nell’attitudine di aprire spiragli verso il mistero, se vogliamo anche verso l’aldilà, dal momento che, talvolta, sul loro corpo di sostanza ponderale spuntano angeliche ali.
Ma non è questo ancora l’ultimo approdo della fantasia e della formula espressiva dell’artista che, in rigorosa fedeltà alla propria fisionomia, ha portato oltre il suo discorso sulla trasfigurazione simbolica della quotidianità. Le opere più recenti siano esse piccole terrecotte o siano bronzi dalle maggiori dimensioni, colgono sempre gli individui all’interno di un ambiente di vita; ma questa volta i tratti somatici sono più approfonditi e differenziati, l’abbigliamento puntualizzato nei particolari, e sottolineato nella sua stratificazione usuale anche dalle varietà automatiche; in qualche caso identifichiamo veri e propri ritratti, così come l’ambiente medesimo è identificato tramite arredi plausibili. Questo procedere verso una figurazione che sembra rievocare in qualche misura formule del cosiddetto “realismo esistenziale”, è tanto più suggestivo e spiazzante, in quanto non diminuisce bensì accentua i caratteri simbolici della composizione.
E dietro tutto ciò sia detto in conclusione – anche se può parere una banalità – c’è una padronanza professionale di alto livello; la semplicità, la sintesi, l’asciuttezza di linguaggio sono il risultato di una profonda dimestichezza con la manualità creativa. In essa si cala l’emozione esistenziale e diventa linguaggio.”
R. Bossaglia - 2000
“… L’artista si è votato alla terracotta e al colore. La terra, perché il plasticare gli consentiva un rapporto con il formarsi del corpo plastico fatto di intimità e meditazioni, di tempi fisiologici di esecuzione a fronte di un approccio cauto e meditativo: il tempo del fare era per l’artista tempo di pensiero, di avvertimento lungo dell’emozione, di rimuginio intellettuale che era il passo genetico dell’opera, oltre ogni liturgia tecnica. ...
... I personaggi che Annibali mette al mondo non affermano con arroganza il proprio diritto allo spazio. Nascono dall’interno, da un nucleo elaborante che è il momento della messa a fuoco sentimentale da parte dell’artista. Chiedono, e trovano, qualcosa da esprimere, meglio, qualcosa che valga la pena di esprimere. … Man mano che l’individuo plastico prende forma, l’artista instaura con esso una sorta di dialogo muto e serrato, fatto di interrogazioni ansiose, d’un continuo andirivieni tra un poter essere e un voler essere. Per questo le sue figure non hanno l’enfasi di chi convoca a sé lo spazio e lo sguardo. Per questo, dichiarano con orgoglio dimesso il tormento del loro nascere.
Il corpo si dà allo spazio come presenza pericolante, testimone più che padrone del senso. Questo dice il suo assetto fatto di verticalità sempre lievemente declinanti, di pose in cui non senti l’espandersi sicuro della materia trionfante e sensuale, e piuttosto la pressione dello spazio e della luce che ne tormenta i volumi, li asciuga, li macera, quasi la figura avvertisse e offrisse a chi guarda la fatica, il dramma di avvenire al mondo.
Sono corpi abbigliati, quasi sempre. Perché sono specchi del nostro stesso essere alla storia, ma anche perché, dal punto di vista della resa concettuale, Annibali impedisce a se stesso di arroccarsi entro le certezze disciplinari del mestiere, di fare accademia della bellezza della forma che la tradizione e le sapienze di scuola gli hanno messo a disposizione.
… In altri termini, egli va narrando una storia lunga e densa di cui l’individuo mai è protagonista, perché il nucleo della verità sta sempre fuori di esso, e noi ne percepiamo la ricerca, la fatica, il dubbio, l’errore, il viaggio, ma anche la volontà tenace di giungere a quella meta.
E’ cruciale osservare come diversamente dalla scultura architettonica dell’artista, in cui le figure sono per ragione retorica stessa personaggi immessi in una struttura narrativa, in un apparato comunque decifrabile, ancor più vivido si manifesti in questi pensieri d’atelier il valore dell’assenza, dell’estraneità del personaggio al centro del racconto. ... Fare scultura è per lui, così come per la vicenda tutta dell’arte da cui discende, concepire individui altri rispetto a noi e all’ordinario. Altri, e dotati d’una radiante carica interna di senso. … C’è un’arte che ancora ha qualcosa che ci vuole dire. Annibali l’ha compreso da subito, e da anni, con passione feroce, è quanto va praticando.”
Flaminio Gualdoni
“Il divino e il satanico – ammesso che vogliano accettarsi simili termini – si alternano e si intrecciano in modo inesplicabile, dando vita ad una serrata dialettica emozionale densa di situazioni oscure e di echi apocalittici. Quando non di echi agresti reinventato all’insegna dello straniamento o del ribaltamento dell’ordine consueto dei rapporti uomo natura, natura uomo.”
L. Rucci - 1994
“L’imperfetto, dunque, come tutti i mostri, è duplice, ambiguo e labirintico: è oggetto del privilegio penoso dell’arte così come epifanizza il male connaturato alla struttura ontologica del mondo. Dinanzi ad una situazione del genere Annibali non manca di fare appello all’ironia che sdrammatizza e, allo stesso tempo, fornisce la misura dell’inanità dello sforzo teso a conciliare infinito e finito, ragione e tenebre, esistenza e universo delle spiegazioni.”
R. Siena - 1993
“Egli trasferisce la complessità problematica di ciò che è contingente ed attuale in quella dimensione di attuale inattualità che dell’arte è propria. è per questo che le sue terrecotte ci sembrano appartenere non ad un tempo definito e definibile, ma ad una temporalità che insieme si rinnova e si ripete. Quella che ho chiamato la vocazione classicistica di Paolo Annibali non cerca infatti fondamenti oggettivi, ma trae alimento da un ordine che è certamente di ragione, da una misura del pensiero e del sentimento che potrei definire pascaliana. La lucidità plastica, la limpidezza con cui Annibali conduce la narrazione delle sue parabole, la stessa levigatezza e compattezza della materia su cui sembrano calare le patine di tempi immemorabili ma che sentiamo tuttavia viva e vibrante, sono testimonianza esplicita di questo ordine interiore a cui si riconduce ogni tensione naturalistica, immaginaria o speculativa dell’autore senza per questo perdere di forza o, per dirla in termine estetici, di espressività poetica.”
Franco Solmi - 1988
“E, come negli antichi dei, l’umano e il divino erano una cosa sola, così l’unità delle figure di Annibali si manifesta in questa duplice istanza. La drammaticità che questa provoca si risolve in una concezione vitalistica delle forme: da un lato evoca la visionarietà protoromantica che da Novalis scende fino a Humboldt e a Luden, dall’altro aspira ad una coscienza di un ethos popolare che accoglie, nel suo abbrivio, le infinite connessioni che da Turner arrivano all’onirismo sensuale e fantastico di un Fussli.”
G. Pedicini - 1985
“In realtà, i personaggi di Annibali ruotano attorno ad una concezione del mondo tra visionaria e pragmatista, per cui le fattezze umane anche se assumono sovente strane configurazioni zoomorfe, non chiedono all’osservatore uno sforzo di comprensione e di compartecipazione verso il macrocosmo degli esseri inferiori.”
C. Melloni - 1985
“La scultura fra tutte le espressioni artistiche, è da sempre quella legata all’esaltazione della persona, quando non alla sua celebrazione; una celebrazione che, a seconda dei casi, si fa anche santificazione, ma non nel senso di spiritualizzare la figura rendendola incorporea, bensì, al contrario, di sublimare allegoricamente la sua fisicità. Sono considerazioni ovvie, ma che mi paiono opportune nell’aprire il discorso su un artista attuale, ben radicato nella cultura del suo tempo, ben consapevole della straordinaria vicenda che ha visto nel nostro secolo, e segnatamente in Italia, il fiorire di una produzione scultorea, anche e proprio nell’ambito figurativo (per intenderci, non di linea astratta), dalla qualità altissima; un artista dunque calato nel contemporaneo, ma all’interno di una cognizione della sacralità dell’oggetto scultoreo che è di per sè fuori del tempo. Nel considerare la produzione di Annibali si individuano con chiarezza alle sue spalle modelli espressivi di fondamentali maestri contemporanei – segnalerei soprattutto Arturo Martini e Pericle Fazzini; così come si avverte il riverbero della statuaria etrusca; ma proprio questo confronto con le radici culturali consente l’individuazione di una personalità autonoma, di stretta coerenza con se stessa, votata a un’asciuttezza di linguaggio che si sposa nel medesimo tempo con una ritmica dinamicità. Ed è questo il tono dei suoi altorilievi nelle porte realizzate alcuni anni or sono, dove l’azione, specialmente simbolica dati i temi e la destinazione delle opere, è vista in una ripresa dall’alto, come sui palcoscenici guardati dai piani alti del pubblico; ed è appunto azione, ma emblematicamente fissata nei suoi momenti cruciali. Già in queste opere Annibali, pur rispettando alcune convenzioni iconografiche legate al remoto storico delle vicende, è orientato a vestire i suoi personaggi con abiti moderni, onde sottolineare nei singoli episodi il permanere dei loro valori etici e spirituali fuori del tempo. La spinta a riflettere sull’attualità e sul quotidiano si fa in lui via via sempre più forte: non tanto come immagine di tipo veristico, quanto come simbologia del significato esistenziale che ogni evento o gesto umano rivestono, e – come dice bene lo stesso artista, capace di un’esplicita teorizzazione del proprio operare – rendono l’uomo “interprete simbolico di una sacralità della vita”. Questo tipo di rappresentazione, questa imagerie volutamente povera e domestica, prende appunto, corpo in individui vestiti con abiti borghesi i quali, nella penultima produzione dell’artista, si inseriscono in asciutte e scabre strutture di tipo architettonico. La padronanza della tecnica del cotto consente ad Annibali di mimare stoffa, legno, pietra, e così via con leggerissime ma significative variazioni di effetti. I suoi personaggi sono nella gran parte nell’attitudine di aprire spiragli verso il mistero, se vogliamo anche verso l’aldilà, dal momento che talvolta sul loro corpo di sostanza ponderale spuntano angeliche ali. Ma non è questo ancora l’ultimo approdo della fantasia e della formula espressiva dell’artista, che, in rigorosa fedeltà alla propria fisionomia, ha portato oltre il suo discorso sulla trasfigurazione simbolica della quotidianità. Le opere più recenti, siano esse piccole terrecotte o siano bronzi dalle maggiori dimensioni, colgono sempre gli individui all’interno di un ambiente di vita; ma questa volta i tratti somatici sono più approfonditi e differenziati, l’abbigliamento puntualizzato nei particolari, e sottolineato nella sua stratificazione usuale anche dalle varietà cromatiche; in qualche caso identifichiamo dei veri e propri ritratti; così come l’ambiente medesimo è identificato tramite arredi plausibili. Questo procedere verso una figurazione che sembra rievocare in qualche misura formule del cosidetto “realismo esistenziale”, è tanto più suggestivo e spiazzante in quanto non diminuisce bensì accentua i caratteri simbolici della composizione. E dietro tutto ciò, sia detto in conclusione – anche se può parere una banalità – c’è una padronanza professionale di alto livello; la semplicità, la sintesi, l’asciuttezza, di linguaggio sono il risultato di una profonda dimestichezza con la manualità creativa: in essa si cala l’emozione esistenziale e diventa linguaggio.
Associazione culturale Articolo 9 - Caserta
Paolo Annibali è artista conosciuto ed affermato nel panorama artistico internazionale anche per le sue realizzazioni di portali di chiese e di opere pubbliche commissionate. Sue opere fanno parte di collezioni private e pubbliche e sono posizionate in diverse città italiane.
Per la sua arte riceve apprezzamenti dal mondo della critica d’arte e numerosi riconoscimenti. Le sue opere scultoree e pittoriche sono continuamente pubblicate su annuari d’arte, monografie e riviste del settore.
2023 - MACERATA - Mostra personale dell'artista Paolo Annibali dal titolo "Ancora vi sento" inaugurazioone domenica 2 aprile ore 18:00, Galleria Laboratorio 41, Via Maffeo Pantaleoni, 41. 02 aprile/02 giugno 2023.
LO STUDIO DEL MAESTRO PAOLO ANNIBALI
Il presidente dell'Archivio Monografico dell'Arte Italiana, Michele Maione,
nello studio dell'artista PAOLO ANNIBALI
Opere monumentali di carattere pubblico:
- Ungaretti, Parco Ungaretti, Sagrado di Isonzo, Gorizia (AP) 2008/2009.
- I Sognatori, Piazza Matteotti, San Benedetto del Tronto (AP) 2009/ 2010.
- Il Mare, il Ritorno, Zona Porto, San Benedetto del Tronto (AP) 1997/2001.
Opere monumentali di carattere sacro:
- 12 Apostoli, Chiesa di San Pio X, San Benedetto del Tronto, 2019.
- La Porta Ianua Virginis, Cattedrale di Santa Maria della Marina, San Benedetto del Tronto (AP) 2016.
Paolo Annibali, Porta della Misericordia, Parrocchiale S. Filippo, S. Benedetto del Tronto (AP) video pubblicato su youtube da Luigi Manfredi.
2020 - Evento collaterale alla XXIV edizione del Premio nazionale Gentile da Fabriano (AN): mostra personale di Paolo Annibali "Quello che so" china su carta, a cura di Galliano Crinella, 30 ottobre/29 novembre 2020, museodellacarta.com, Museo della carta e della filigrana, Fabriano (AN). Video pubblicato su youtube.
PAOLO ANNIBALI - Video pubblicato su youtube da Elleppi - anno 2020.
Foto e filmato di Luigi Manfredi pubblicato su youtube, anno 2020: "Paolo Annibali: il mare, il ritorno", opera situata sulla banchina portuale Malfizia San Benedetto del Tronto (AP), monumento in onore di tutti coloro che hanno perso la vita in mare.
Bibliografia essenziale:
- La biennale autarchica del lido. Camillo Langone. Il Foglio, 14 Luglio, 2011.
- Un soldato della speranza. Gianfranco Trombetta. Guida al parco Ungaretti, Villa della Torre Hohenlohe, Castelnuovo in Sagrado, 2011.
- Grappa di Terrano, Camillo Langone, il Foglio, 28 Gennaio, 2010.
- Come splendono “i Sognatori” di Paolo Annibali. Massimo Falcioni. Riviera Oggi, 4 Maggio, 2010.
- Un albero “Simbolo” della fertilità. Pasquale Bergamaschi. Il Resto del Carlino, 1 Maggio, 2010.
- Domani si inaugura la scultura di Annibali intitolata “I sognatori”. Tiziana Capocasa
il Messaggero, 29 aprile, 2010.
- Poesie dipinte in piccolo. Pia Capelli. Il Sole 24 ore, pag. 38, 19 settembre, 2010.
- I sognatori di Annibali. Bronzo in piazza Matteotti. Antonella Roncarolo. Corriere Adriatico, 27 aprile, 2010.
- I sognatori tra due ali di follia, inaugurata la scultura Emidio Lattanzi. Corriere Adriatico, 1 Maggio, 2010.
- I sognatori di Paolo Annibali per Piazza Matteotti Pasquale Bergamaschi. Il Resto del Carlino, 8 Aprile, 2010.
- Un grande albero, i nostri sogni. Bollettino Ufficiale Municipale, 4 Aprile, 2010.
- Nasce il parco dedicato a Ungaretti. Eugenio Boscardi. La Repubblica, 29 Settembre, 2010.
- Di acque e segni labili Enrica Loggi, Edizioni Del Leone, Venezia, illustrazione dell’artista, 2000.
- La Porta dello Spirito Santo. Paolo Annibali, Parrocchia di S. Pio X. San Benedetto del Tronto, 2000.
- Uomini e “Fugaci liturgie”. Le sculture di Paolo Annibali, Ivana Baldassarri in “Il Resto del Carlino”, 23 aprile, 2000.
- Il monumento di Paolo Annibali per ricordare tutti i caduti del mare. Antonio De Signoribus in “Il Messaggero”, 19 aprile, 1999.
- La Porta della Misericordia. Armando Ginesi in “Conosciamoci”, XIX, 1, luglio, 1998.
- La “Porta della Misericordia” Autori Vari. Stamperia Riviera delle Palme, San Benedetto del Tronto, 1998.
- La Porta della Misericordia. Paolo Annibali. Parrocchiale San Filippo Neri. San Benedetto del Tronto, 1997.
- Polo Annibali, l’ispirazione dal profondo. Franco Cameli in “L’Arcolaio”, III, 2, aprile, 1993.
- La poetica plastica di Paolo Annibali. Osvaldo Rossi in “Riviera delle Palme”, VIII, 3–4, maggio/ giugno, 1992.
- Paolo Annibali. Luigi Rucci in “Arcadia News”, marzo/ aprile, 1990.
- Scritto per Paolo Annibali. Giorgio Voltattorni M. in “Hortus”, illustrazioni dell’artista, Cupra Marittima, 1987.
- Paolo Annibali al Centro Studi Posillipo. Maurizio Vitiello in “Politica meridionalista”, XIV, 3, marzo, 1986. - L’infanzia superstite. Paolo Annibali, Eugenio De Signoribus. Cartella di incisioni, agosto , 1986.
- Simbolismo e visioni di Paolo Annibali. Luigi Rucci in “Arte & Cultura”, I, 2, 3, agosto/ novembre, 1986.
- Nelle sculture di Paolo Annibali mito e realtà tessono trame segrete Carlo Melloni in “Flash”, agosto, 1985.
- Iniziative abruzzesi. Luigi Rucci in “Contemporart”, 4, 1984.