Giuliano Boron firma le sue opere G. Boron, vive ed opera a Lonigo (VI), inizia a dipingere partecipando a corsi di disegno e pittura con varie tecniche, successivamente frequenta la scuola di pittura con il maestro Andrea Coltro. Inizialmente l’artista elabora soggetti figurativi partendo dall’immagine fotografica o guardando i grandi maestri dell’impressionismo e della pittura classica. Acquisendo una buona manualità tecnica e sperimentando l’uso della spatola e il pennello, Boron realizza paesaggi per poi dedicarsi quasi completamente alla figura umana. Ama rappresentare la figura femminile a cui dona un aspetto elegante, raffinato e affascinante grazie al cromatismo utilizzato.
L'artista Boron nel suo studio.
INTRODUZIONE ALL’ARTE PITTORICA DI G. BORON Le opere dell’artista Boron sono di forte vocazione realistica, la luce e la materialità cromatica esaltano ed espandono i motivi decorativi dell’opera che assume caratteristiche quasi tridimensionali grazie alla manualità dell’artista nell’uso della spatola. La figura assume una sua caratteristica fisicità, lo stile è perfezionato nei dettagli della postura e dell’espressività. L'artista sulla sua superficie pittorica vivacizza e costruisce un racconto al femminile donando all’opera un valore universale che naviga tra pensieri e principi che coinvolge lo sguardo dello spettatore.
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PRESENTAZIONE CRITICA ALL’ARTISTA BORON A CURA DELL’ARCHIVIO MONOGRAFICO DELL’ARTE ITALIANA Boron esprime la sua visione del mondo donando alla figura femminile un’immagine di bellezza e di seduzione proponendo storie di valorizzazione della figura. Nell’opera emerge un senso di ambiguità che si evince dall’aspetto intrigante e quasi investigativo della figura rappresentata. Interessante è anche lo sfondo su cui l’artista adagia la figura, uno sfondo che accompagna il personaggio nella sua azione o nella sua posa riflessiva. Uno sfondo figurativo che tende all’astrazione dove la corposità del colore segna la visione paesaggistica. L’artista sulla tela costruisce la sua idea di pensiero, ma anche un’idea estetica che esalta l’armonia tra mente e corpo, le figure sono caratterizzate da un valore essenziale che diventa lettura di un’imposizione sociale dettata da canoni estetici mutevoli all’interno di precisi ambienti. La donna nelle opere di Boron assume la descrizione delle emozioni, nelle opere affiorano ideologie che esaltano l’essenza della vita. I diversi cromatismi e le tonalità si accostano ad una pastosità cromatica chiara che dona luce a tutta l’opera. La figura presenta un valore iconico, è rappresentata in precise azioni, spesso ferma e concentrata nei suoi pensieri, il viso e il corpo emergono dallo sfondo dell’opera dalle tonalità chiare, la figura presenta una matericità che contrasta la luce dello sfondo. Le figure si interrogano sulla propria esistenza, le immagini realistiche si alternano ad una visione di un’umanità felice e malinconica. Boron crea un’intimità con il luogo rappresentato su cui la donna è raffigurata, quasi sempre fuori dalle mura domestiche e spesso all'aperto, quasi l’artista volesse donare una nuova identità femminile che diventa centro di una ricerca interiore. La maestria dell’artista nel mischiare i colori rende la materia gradevolmente tonale, affiorano contrasti e contorni che ricoprono la luce. Le opere esprimono la serenità del silenzio, la bellezza di una solitudine che si anima realizzando atmosfere vitali e di grande poesia. Boron trasforma in colore le emozioni ed il silenzio dell’essere umano. Archivio Monografico dell'Arte Italiana - Luglio 2024
PRESENTAZIONE CRITICA ALL’ARTISTA BORON G. A CURA DI PIERLUIGI ROSSI “Una donna elegante avanza con sicurezza in un ambiente autunnale, affrontando imperturbabile le intemperie. C’è un’immobilità che è solo apparente e mentre la natura si muove e ondeggia questa donna prosegue il suo percorso e non si lascia turbare. Interessante il colore dell’abito, il viola, che non solo aiuta a stagliare la figura dall’arancio e dal rosso, ma il colore si carica anche di altri significati che hanno certamente a che fare con la sfera della ritualità. C’è una vena quasi magica che aleggia qui e certamente l’autunno non fa che darle enfasi. Gli effetti nella resa, prodotti dalla spatola, danno un piacevole senso che fa ondeggiare l’opera tra definito ed indefinito e ciò da all’intera composizione un tocco poetico. In quest’opera la donna è colta in un momento di sconforto, raggomitolata su se stessa come a cercare di proteggere la propria intimità dai mali e dalle difficoltà della vita. Se in Picasso ciò emerge con maggior durezza, qui i toni si fanno più dolci e morbidi con un utilizzo della luce più aggraziato e duttile. Quindi c’è una malleabilità insolita che pare calare questa immagine nelle profondità del mare con quell’effetto insolito di luce rifratta. Il nudo ha la sua corporeità, il suo peso per così dire, ed occupa uno spazio eppure le estremità è come se volessero divenire parte dello sfondo. Che sia dovuto allo stato d’animo della donna? Al suo desiderio di sparire? D’altro canto si potrebbe pensare al contrario e quindi ad un mettersi a nudo, un fare verità, che tocca tutto il reale e con esso si confonde, si mischia. Pare quasi di scorgere una più assorta e meditabonda Sirenetta di Copenaghen. Un mare ondoso e mosso è scosso da un vento mattutino che ha portato con sé le nubi illuminate ora dal sole. In quest’atmosfera ventosa assistiamo quasi ad un mistero, un portento che esprime libertà: una metamorfosi. Una donna è entrata in acqua e spalancate le braccia si rivolge silenziosamente alla natura mentre un gabbiano pare imitare le sue braccia aperte come ad invitarla a seguirlo. Interessante anche la resa dell’abito, con queste pieghe che scorrono in senso opposto a quello delle onde che fanno stagliare la figura. L’idea trasformativa viene dal folklore, una fanciulla con doti magiche in grado di mutare il suo aspetto in cigno. In questo caso la trasformazione è in gabbiano e non posso che pensare alle opere letterarie, ancora poco note, di Tolkien in cui c’è una simile vicenda trasformativa. La vitalità della danza è la vera protagonista di quest’opera, emergendo con maggiore enfasi grazie alle doti espressive della ballerina. Il vestito brilla dei vari toni di verde e si fa in un certo qual modo ammaliante, incantatorio, a tal punto da avere l’illusione di poter avvertire la musica sulle cui note sta avvenendo la danza. In questo caso lo sfondo è un luogo onirico, una quinta irreale, quasi forse un cielo di nubi rischiarate dal sole, come in una fiaba. La donna è profondamente concentrata e lo si può vedere anche dal fatto che ha gli occhi chiusi e si muove quindi sui passi della memoria, rievocando emozioni e suggestioni antiche e fantastiche. Una donna attraversa la strada con un’eleganza risoluta, mentre si rivolge con imperturbabilità all’osservatore. Siamo senza dubbio di fronte ad una figura di donna volitiva che attira l’attenzione e occupa lo spazio con naturalità unita ad una certa pungenza di carattere. Il cappotto lungo rosso contrasta con gli abiti neri attillati a catalizza la vista assieme al cappello dalle ampie falde. La donna ha le mani in tasca e forse ciò ci mostra un’indole scontrosa e graffiante di una figura navigata, che sa il fatto suo. Lo sfondo è quasi del tutto sfumato e ciò che focalizza l’attenzione è proprio questo colore rosso intenso che emerge, ma non perché squillante, bensì perché racchiude in sé l’emozione dei sentimenti. Una ballerina è raffigurata di spalle in un momento a metà tra un passo di danza ed uno di attesa, con la mente assorta nella corretta esecuzione della coreografia. La posa e l’abito listato ricordano vagamente le opere di Degas, notoriamente famoso per le sue ballerine, soggetti che lo attiravano anche per la loro dinamicità. Lo sfondo è nuovamente vago e aiuta a portare il nostro sguardo a due ulteriori dettagli della figura: la treccia nera e il fiocco rosso attorno al collo. Il primo è indice di una donna che ha cura di sé e non lascia nulla al caso, mentre il secondo è un tocco di colore che evoca atmosfere in questo caso romantiche. C’è come un senso di affetto che emerge qui, unito ad una pensosità che calibra, soppesa e ragiona attorno alle scelte sul da farsi. La danza è come la politica: si destreggia sopra il caos e solo la sovranità più allenata sa imbrigliarla.” Pierluigi Rossi
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L'artista BoronGiuliano espone le sue opere in mostre d'arte, i suoi lavori ricevono apprezzamenti da parte di un pubblico di amatori e collezionisti italiani e stranieri.
Boron fa parte del gruppo di pittura di Lonigo Ars Libera con cui partecipa a mostre collettive e personali.
Il presidente dell'Archivio Monografico dell'Arte Italiana, Michele Maione, nello studio dell'artista Boron.
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Tutte le opere dell'artista G. Boron catalogate nel nostro Archivio sono disponibili. L'Archivio Monografico dell'Arte Italiana è a Vostra disposizione per farvi visionare le opere dell'artista.