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Iacuzio Gerardo

Scultore Poeta Scrittore

Iacuzio Gerardo nasce a Montoro (Avellino) nel 1960 opera in Campania

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Iacuzio  Gerardo
Biografia Critiche Mostre Informazioni
Gerardo Iacuzio nasce il 04 gennaio 1960 a Montoro (Avellino), mancato il 21 gennaio 2020. Scrittore e Poeta.

Le sue modeste "composizioni letterarie”, come egli stesso le definisce, divengono oggetto di dibattito e di confronto.

La poesia di Gerardo Iacuzio è intrisa di emozioni e fantasia, capovolge la prospettiva tradizionale della scrittura indirizzandola verso una singolare invenzione letteraria che mette in scena l’assurdo di un’umanità che appare crudele e nello stesso tempo amorevole. Una narrazione che porta lo scrittore a vagare per l'universo attraverso una fantasia curiosa che automaticamente precipita nel quotidiano contemporaneo. 

I romanzi, gli scritti di Iacuzio rievocano in maniera commovente periodi di vita vissuti, in cui il protagonista, molto spesso lo stesso Iacuzio, riprende faticosamente a vivere dopo una battaglia continua con la sua solitudine e il suo rapporto con il mondo. Iacuzio parla della sua storia, della storia degli uomini, dei loro fraintendimenti con sé stessi, con Dio e con il mondo. Nei suoi scritti ritroviamo intatte la sensibilità e la drammaticità di eventi quotidiani, l’onestà nel dare speranza ad un mondo creato nella sua essenza vitale, a volte dimenticata e distorta, un’integrità che dona alla 

disperazione  il pari peso che ha nel mondo.
L'artista Iacuzio costruiva modellini in legno in quanto svolgeva l'attività di falegname.

Archivio Monografico dell'Arte Italiana, marzo 2015.




PREMIAZIONE - CONCORSO INTERNAZIONALE DI ARTE E POESIA
"AVELLINO IN VERSI"
Il Romanzo scritto da Gerardo Iacuzio dal titolo "Anche Dio gioca con noi" è stato premiato il 29 settembre 2018  al Concorso Internazionale di arte e poesia "Avellino in Versi"
con "Menzione d'onore - Sezione Racconti.
MOTIVAZIONE: "Brevi racconti scritti con garbata ironia. La vita in essi appare ricca di sorprese che sono colte in ironiche e argute immagini poetiche con leggerezza e serietà allo stesso tempo. Nel paradosso dell'esistenza spesso si nascondono verità che di solito ci sfuggono e che, se riconosciute, ci permettono di comprendere meglio noi stessi e la realtà che ci circonda. Con ironia affronta un tema sociale emergente e di emergenza: il gioco d'azzardo. Un gioco pericoloso che attrae con l'illusione di una felicità effimera e deludente che ti distrugge psicologicamente e socialmente."      





"Il quadro è banale, ma gli occhi che lo guardano disegnano una sensazione felice.

E' stato dipinto in fretta per essere venduto subito, ma la pennellata fissa egualmente sulla tela l'emozione di un momento di idillio.

E' Arte viva che parla."
Gerardo Iacuzio.





Opera realizzata in legno massello - noce amazzonica

Espressione futurista della Mole Antonelliana di Torino.

Scultura in legno massello - cm 40x40x35

Modellino



Modellino relativo al "Duomo di Milano" realizzato da Gerardo Iacuzio
              

stuzzicadenti assemblati - dimensioni: cm 30x40x15




Modellino relativo alla "Collegiata di Solofra" realizzato da Gerardo Iacuzio
      

stuzzicadenti assemblati - dimensioni: cm 30x40x15


Modellino in legno



Modellino - collezione privata - stuzzicadenti assemblati - cm 34x44x25

      






Dicembre 2019 - "Il cliente di vino" Romanzo di Gerardo Iacuzio: 
"Il cliente di vino si misura in gradi. I quaranta fanno male alla temperatura della Terra e a quella della ragione. Una decina di gradi, soltanto a pranzo, di alcol di qualunque tipo, diciamo che non fanno male.

Ma un locale possiede una cassa da riempire, e non può mettere alla porta un alcolista.

Il barman è un lavoro durissimo. E scambiare due assennate chiacchiere con un cliente rinfranca la mente e lo spirito. Non quello dell’alcol.

Il cliente di vino era per tutti il vecchio Cristoforo, un pensionato solitario e autosufficiente, che fumava una sigaretta ogni due ore. Beveva un bicchiere di vino al giorno e si cucinava con le sue esperte mani di ex cuoco.

Cristoforo aveva ancora folti capelli, brizzolati e curati, e vestiva come un ventenne. 

Guadagnava bene, produceva prodotti dolciari nel suo forno e riforniva le pasticcerie di molti bar di Montoro. Faceva le consegne in bicicletta, per motivi di allenamento. Soltanto qualche terribile acquazzone poteva costringerlo a togliere la ruggine al furgone.

Il cuoco Cristoforo era un supertifoso di calcio, giocatore misurato all’ultimo punto. Ogni settimana una puntatina di due euro gli procurava due ore di divertimento.

Era tifoso della Juventus, ma non gli dispiacevano i buoni risultati delle squadre campane. 

Non vinceva mai un centesimo, ma una volta, girava e rigirava la lunga bolletta piena di combinazioni. Era emozionato. Chiese conferma al gestore della sala giochi. Aveva vinto 50 mila euro.

Che farsene, a 75 anni, di tutti quei soldi? Non avrebbe smesso di lavorare. Non lo faceva per bisogno, ma per passione. Naturalmente, pensò alla decina di nipotini. 5 mila euro a testa nelle mani dei genitori gli fecero sentire il suo stesso sorriso di soddisfazione.

Il laboratorio di pasticceria, allestito nel suo garage, non rimase chiuso un giorno solo.

La paghetta settimanale, diventata consistente, rese i dieci nipotino molto riconoscenti a zio Cristoforo; dopo la scuola e i compiti a casa, andavano tutti ad aiutarlo presso il suo laboratorio.

L’anziano godeva di una ciurma riunita e faceva del suo meglio per spiegare a tutti il mestiere di pasticciere.

La Montoro di quel periodo era piena di pericolose insidie, come la droga e altro, avere un lavoro cristiano era un’ottima roccaforte. Infatti, gli procurava gli incentivi, con sostanziose corresponsioni in denaro grazie alla realizzazione di brioche.

I marmocchi si applicavano e il loro obiettivo era quello di diventare maestri della pasticceria. Avevano da nove a dodici anni. E diventarono presto maggiorenni, con la scuola dell’obbligo assolta. 

I genitori avevano investito bene i soldi dei ragazzi, e l’ultraottantenne Cristoforo aveva una somma da parte. Quindi, nacque da se il progetto della cooperativa ‘Cristopher’, un’industria dolciaria appartenente ai dieci allievi. 

Cristoforo comprò un capannone in una zona isolata, e mise a scelta ognuno dei nipoti scelse la sua occupazione come lavorante o come rappresentante. 

Il risultato fu metà e metà. Cinque furgoni sempre pieni partivano ogni mattina per tutte le direzioni. 

Il vegliardo Cristoforo faceva ormai un lavoro di contabilità e di amministrazione. Ogni mattina, nell’ufficio isolato, una sola sigaretta sull’orecchio, da fumare dopo il caffè. 

Lo Stato in divisa si presentò davanti alla sua scrivania. Il vecchio ragioniere si alzò rispettosamente e consegnò tutti i documenti che il finanziere gli chiese. 

   << E’ tutto in regola, >> disse l’ufficiale.

   << Certo, Capitano. Mi chiamano il fesso degli industriali, per non aver mai cercato di rubare una monetina al governo. >>

Il finanziere sospirò. Disse:

   << Vi farò avere un attestato di benemerito, magari un titolo di Cavaliere della Repubblica. >>

A Cristoforo mancò il fiato per i ringraziamenti.

La seconda visita che non fosse un cliente scatenò una tempesta.  Infatti, si trattava di un inviato della malavita che si sbilanciò al cospetto del vecchio oltremisura:

   << Non chiediamo nessun pizzo, soltanto di preparare i nostri prodotti per noi, e usare i vostri clienti per il fatturato. >>

Cristoforo così rispose:

   << Giovanotto, perdete del tempo. Non ho un lavoro da darvi. >>

Aveva sentito uno dei nipoti e la voce si diffuse rapidamente. Uno di loro parlò per tutti:

   << Devi accettare, zio. Il mondo va avanti in un certo modo. E chi si mette contro un sistema è destinato a soccombere miseramente. >>

Il vecchio si alzò. E, prima di parlare, aspettò che fossero tutti presenti:

   << Ho sempre servito chi lavora come me.  Se devo sgobbare per i parassiti pigliatutto, aspetterò la chiamata del Signore senza più lavorare.>>

Nessuno dei presenti era d’accordo. Ma nessuno osò ribattere il nobile concetto. Ne conseguì una lunga pausa di riflessione che sfociò in una riunione per la sera stessa.   

I votanti del consiglio di fabbrica erano undici, numero dispari. Quindi, la decisione sarebbe venuta fuori. Ma Cristoforo prese la parola:

   << Io ho vissuto la mia vita, e voi tutti avete diritto a vivere la vostra. Anzi, do le dimissioni senza voler pretendere la mia parte. Vi ho insegnato quel poco che sapevo, ma adesso ho bisogno di coricarmi in pace con il mio Signore. Tornerò a fabbricare poche decine di cornetti ogni mattina, nel vecchio laboratorio. >>

Dopo di lui, il socio più anziano effettuò una specie di dichiarazione di voto:

   << io propongo di mettere alla porta qualunque parassita intenzionato ad arricchirsi del nostro sacrificio. Non siamo pistoleri, ma possiamo sempre denunciare ai carabinieri. >>

Silenzio generale. Una vera e propria pausa di un’ora. Tutti si guardavano, ma nessuno parlava. La decisione di zio Cristoforo e del secondo socio sembravano avere messo fine al convegno. Infatti, prese la parola il terzo socio:

   << Spero di parlare in vece di tutti. Io sono intenzionato a lavorare per la gente onesta. Saremo tutti anziani come zio Cristoforo, e passati gli ottant’anni, vorrò raccontare al Signore di aver contribuito a una Montoro senza racket, né mali sociali. >>

Montoro era un ambiente fascista, che vendeva al potere anche i suoi figli. L’uguaglianza della Costituzione era considerata pura fantasia dei poeti. 

Cristoforo aveva sempre fatto arrabbiare quella mentalità spendendo i suoi soldi e il suo tempo con gli ultimi.

Adesso, nonostante la vittoria della sua linea, si sentiva un corpo agonizzante circondato di avvoltoi che volavano sempre più in basso. 

Dai padroni dell’accozzaglia umana al racket, tutti avevano fatto i conti con lui. Ma non era eterno. Almeno, la sua carne peccatrice. Avrebbe voluto assistere al trionfo di Cristo, sulla prole del male, e aveva il giusto premio per avere pregato e sperato quotidianamente.

Che il Sole del Sacramento illuminasse le menti cieche, gente che comandava e gente che ubbidiva. 

Da questo modo di pensare scaturiva un modo di vivere proibito dalle conquiste dell’uomo, come la Costituzione Italiana che puniva il fascismo anche con l’ergastolo. Ma i poveri gendarmi non avrebbero potuto incarcerare l’intera città.

Le donne montoresi partorivano servi del sistema. La mancanza di un solo granello di fede costringeva gli uomini di chiesa a partecipare alla bagarre della politica, per avere una loro parte.

Domenica 17 novembre 2019. Papa Francesco annunciò l’inaugurazione di un’iniziativa vaticana in favore dei poveri. Sarebbero stati 150 i clochard invitati a pranzo. 

Si trattava soltanto dell’inaugurazione di un centro diurno e notturno, provvisto di assistenza sanitaria, per gli ultimi e gli esclusi.

L’apice del potere cristiano si muoveva con i fatti contro un mondo governato dal demonio. Ma Cristoforo conosceva bene l’uomo, compreso l’abitante della chiesa, per sperare lunga vita all’iniziativa, né tantomeno alla sua diffusione. 

Per questo, Cristoforo pensava che gli avvoltoi volavano più bassi anche per Papa Francesco."

Gerardo Iacuzio - Fine

 



- Novembre 2019 - romanzo "Dal Vangelo secondo Lui" scritto da Gerardo Iacuzio

"Carla accettava la corte del professor Balestri soltanto per cercare di convertire lo scienziato ateo. Il grande medico aveva un potere enorme, per la sua professione. Però, stroncava sul nascere le sue advances, perché, secondo lei, chi non credeva in Dio non poteva avere rispetto per i suoi simili.

Sapeva di essere considerata una delle sue tante prede, come tutte le donne che incontrava. Nel suo studio non era mai entrata nessuna senza essere penetrata.

Il dottore della guerra aveva i suoi quarant’anni, lei anche due di più. Il suo datore di lavoro, il Signore, le aveva fornito una bella eredità che l’avrebbe mantenuta fino a cent’anni. Quindi, esercitava senz’abito la missione di suora. 

Il suo aspetto ben curato e molto attraente le serviva per entrare in amicizia, per così dire, con i figli del diavoletto, che alla frazione Piano di Montoro si era moltiplicato in migliaia di ribelli. Bisognava disarmarli e davvero esorcizzarli. 

Quella mattina di ottobre, alle dieci e mezza, il corso era così pieno di gente da far sembrare un giorno di festa anche un venerdì lavorativo. Erano tutti in età da lavoro. Invece, gironzolavano come tutti gli sfaccendati. Aveva saputo che vivevano sulle spalle degli anziani genitori, e, alla loro dipartita, della prostituzione delle mogli e delle figlie. Le prediche di Don Romualdo, il sacerdote, erano schernite, ma da bocche schiumose, per la rabbia di sentirsi accusare da un forestiero.

Il demonio furbo e maligno, aveva messo in testa al professore che Dio era un’assurdità. Il mondo era opera del diavolo che aveva fatto i suoi figli per vederli in guerra con la pace di chi sudava sorridendo, anche con un piccone fra le mani."  Il romanzo continua ... .
 

- Novembre 2019 - romanzo "Una vita vagante" scritto da Gerardo Iacuzio.

"Pompeo era fatto vestito di jeans logori, una felpa stralavata e scarpe di pezza, che avanzavano quietamente per le strade di Montoro. 

Poco più che trentenne percorreva quotidianamente le belle giornate sempre più corte dell’autunno appena tornato. Portava con se un borsello che non indossava sulla spalla ma lo trascinava per la cinghia come fosse un cagnolino. All’interno di quel bagaglio si trovava il portafoglio, le sigarette, le chiavi di casa, il taccuino e la biro. 

Il comportamento da nomade fuori dal comune era notato da tutti, e tutti lo conoscevano.

Il diversivo si verificava il giovedì mattina, quando un’insegnante di lettere gli concedeva un po' della sua libertà a casa sua, per discutere dei libri in produzione dello strano vagabondo.

Montoro contava ventimila abitanti, e le copie vendute superavano sempre il mezzo migliaio. 

La professoressa si occupava della battitura delle bozze e del peregrinare in tipografia. Con il suo lavoro gli faceva risparmiare parecchio. 

Pompeo aveva lineamenti composti e modi umili. Lei così lo spronava: << Sei un personaggio, a Montoro. Tutti ti conoscono come grande artista. Se ti mettessi in politica, saresti eletto e faresti cose buone. >>

Lui così rispondeva:

<< Se vuoi vivere fuori da un sistema, non ne devi farne parte. La cittadinanza montorese vuole essere guidata dalle classi privilegiate che in realtà la sfruttano. I problemi di un ambiente provinciale come il nostro, non è la classe dirigente, ma la mentalità. Purtroppo non si cambia il sistema di vita mettendo una crocetta dietro l’urna elettorale. " Il romanzo continua ... .
 




- Ottobre 2019 - romanzo "La fabbrica di Pupazzumani" scritto da Gerardo Iacuzio.

"Devo festeggiare. Ho collezionato la terza menzione d’onore letteraria internazionale. Sono del tutto autodidatta: la prova quotidiana che una laurea non vale niente.

Sono un soggetto etichettato che non vale una cicca spenta. Ma dottori e professori valgono ancora di meno.Nella Valle dell’Irno, si diventa dottori all’università di Fisciano, dove docenti asini sfornano decine di migliaia di pupazzi umani.

La loro teoria che il mondo deve andare avanti, anche distruggendo lo Stato che comunque gli dà da mangiare, è quella di ricorrere alla droga e all’alcol. Insegnano scelleratamente che queste sostanze sono proibite da chi vuole tenere ferma la conoscenza della futura classe dirigente, per mantenere il proprio potere.

In realtà, sono sostanze invalidanti al punto da condurre alla morte prematura.

Ma il fenomeno è quasi nazionale, continentale e mondiale.

È una domenica autunnale poco nuvolosa. All’una e mezza del pomeriggio, sta giocando e vincendo il Napoli contro il povero Brescia. 

Quanta gente mangia premute d’aria, quella del pallone, che riempie lo stomaco fino a farlo scoppiare. E lo spirito di ribellione dei ragazzi li porta almeno a snobbare questo sport, ormai inquinato dai brogli. Tendono proprio a fare il contrario di quello che gli si dice. Per cui, le campagne antidroga servono soltanto a incrementarne il mercato.  Con il rischio di diventare antipatiche; affermo che sono un accreditato personaggio. Detesto giocare o manipolare. Mi piace esporre la mia opinione schiettamente. E parlo degli effetti letali della droga e dell’alcol. Quindi, i poveri ragazzi mi odiano e mi mostrano l’uso di queste sostanze sulle proprie povere persone.

Sono manipolati completamente dalle forze maligne che vogliono la loro morte prematura." Il romanzo continua ... .


- Ottobre 2019 romanzo "Toro capitale" scritto da Gerardo Iacuzio.

"Torino capitale d’Italia. Napoli la sua fogna.

Parlo delle imprese continentali della Juventus calcio Torino, che ha dato diritto alla partecipazione della bellezza di quattro squadre italiane in Champion League. 

Il Napoli sciupa tutto uscendo subito.

Ma non volevo parlare soltanto di pallone. Diamo un’occhiata alla storia.

Ebbene, nel 1945 finì il fascismo. Nel 1948 si insediò la Repubblica. Ma chi ha governato l’Italia in quei tre anni? Chi ha pagato l’esercito? Chi ha pensato per gli italiani?

Gli americani, forse? No. I Savoia. 

I signori Savoia permisero il referendum. Potevano anche impedirlo. Ma Vittorio Emanuele I era diventato Re della nazione per volontà popolare. E questa aveva diritto a scegliere.

Ebbene, sono venute fuori le prove di brogli elettorali della mafia-repubblica che le aveva, in realtà, buscate. 

I cittadini più svegli fondarono il Partito Monarchico, soppresso con la forza dai cosiddetti democratici.

Oggi, 7 ottobre 2019, Vittorio Emanuele di Savoia risiede di nuovo a Roma. I suoi sogni non sono affatto la monarchia, ma il rispetto della Costituzione Italiana. ... "
Il romanzo continua ... .

 



Agosto 2019 - Gerardo Iacuzio "LA DISASTRIA" romanzo 



"La Dinastia, del giorno e della notte, due giornate di duro lavoro, per respirare.  Al Luna Rossa, bar di Piazza di Pandola, mio fratello e tutore Giovanni, ha saldato i debiti vecchi di tre mesi e oggi lunedì tre Giugno, alle tre di notte, ho di nuovo diritto allo scoperto.

Ieri, ho passato una giornata bellissima con Moira, la mia badante, essendo prossimo a morire fra almeno trent’anni.

Che vuol dire la differenza fra le sostanze naturali e quelle sofisticate? Tutto fa parte della natura. E chi disprezza la natura disprezza nostro Signore. Voglio dire che tutto è cibo. Guasta l’abuso. Ma torno al titolo.

La mia badante si è lamentata perché sono andato in giro tutta la notte, a fare il mio mestiere di pazzo pericoloso, per poi chiamarla alle nove. Maldicenze. Sono uscito di casa, perché fuori pioveva. Mi sono occupato dell’igiene di me stesso e della mia bella casa. E l’ho dimostrato con i fatti, girando un film dal vero, servendomi di un telefonino da rottamare costato quattro soldi. Consente di far questo, la seppure limitata tecnologia, fare vedere il tetro il più lontano possibile con soli otto euro al mese. 

E della sera e del mattino si compì l’inizio: il mio giorno libero. Ha dovuto farmi respirare la Festa della Repubblica, senza partecipare alle costose pagliacciate, anche faticose e controproducenti. Il 2 giugno viene ogni anno.

Il giorno è fatto di due soli colori, il giallo del sole e il verde della natura. L’azzurro è soltanto un riflesso della Vita che, in realtà, dorme.

La notte è fatta di tra colori, il nero del nulla, il bianco degli astri e il giallo della luce dei lampioni, il lavoro dell’uomo.

Il limite ignoto.

Il milite ignoto si aggrappava alla locomotiva, la comitiva, senza pagare il biglietto, perché neppure in tarda vecchiaia gli riusciva di vivere senza fare altre storie.

Solofra, ore 4,07. 

Dico alla gentile signora del bar che di sigarette e di caffè ne ho pieno lo stomaco. Mi serve un bicchiere d’acqua e una penna che la trasformo in questo racconto. Le mie sono finite. Mi dice che è rifornita, ma ne possiede solo di colore verde, quello della speranza. Le rispondo che va bene.

Siccome sto ridendo troppo di  quello che scrivo, ho voglia di festeggiare con la santa messa di don Vito e le cure del dipartimento. Non credete che ne abbia bisogno?  ... " 

Il romanzo continua ... .


Agosto 2019 - Gerardo Iacuzio "IL CERCATORE DI SOGNI" Romanzo:
"A sessant’anni quasi compiuti, ormai mancava l’energia nelle gambe per le passeggiate notturne di Ovidio. Quell’estate torrida lo costrinse a ricorrere agli ansiolitici, ottimi sonniferi, per rimanere in casa tutta la notte. Il primo lo prendeva alle nove di sera, dopo una cenetta fredda. Si svegliava dopo mezzanotte, e ora ne prendeva un altro. Durante l’ora necessaria per il suo effetto, si preoccupava di lavarsi e di fare la lavatrice. Si lavava dappertutto con il sapone di Marsiglia, che conteneva detergenti e disinfettanti naturali. Le creme erano pur sempre prodotti chimici con i loro effetti collaterali.

Alle due si alzava per una sigaretta, prima di riaddormentarsi e dormire fino all’alba, che in quel periodo dell’anno cadeva già alle cinque. La sua colazione consisteva in cornetto e caffè.

A quell’ora, gli amanti dell’espresso e del cornetto artigianale tradivano lo sforzo per staccare lo sguardo dalla televisione, per andare verso la realtà. E, prima di dormire, si era lasciato prendere da qualche film irreale, che l’aveva fatto cullare nelle illusioni, prima di gettarsi in una notte fatta di sogni dimenticati al risveglio. 

Ovidio era armato di penna e taccuino per abbozzare i suoi lavori letterari. ... "
Continua.


 

Aprile 2019 - 





Gerardo Iacuzio 











"L’ACCENSIONE"  Romanzo d’appendice






"Oggi, 29 marzo, ricorre l’ascensione al cielo di Nostro Signore.

Sono le sei del mattino meno una sigaretta. Ma non ho tempo, il quale stringe. 

Ho dovuto dimezzare i sedativi perché non mi posso permettere di starmene coricato. Ho molto da fare.

 

Sapete perché Toto Cutugno cantava ‘Buongiorno, Italia, buongiorno Maria’ ? Ve lo dico io e ve lo posso dimostrare con una scultura già letta da anni nella falegnameria del centro Larus, reparto speciale del dipartimento di salute mentale di Solofra, (Avellino).

Ebbene Cristo nacque nel Colosseo, sangue e carne di Giuseppe e Maria. Era protetto da leoni in gabbia, per difenderlo dal popolo maledetto, i discendenti di Abramo, i signori della guerra.

Capirete che i primi soldati di Dio sono stati i romani. Combattevano con la lingua, che ferisce e uccide più della spada. 

Ma con loro faremo i conti domani.

Infatti, domani si celebra, a Montoro, “l’Incornata, l’Incoronata”. 

L’incornata è un colpo di testa vincente in rete nel gioco del calcio.

Vi siete già stancati? Va bene. Fra poco direte: ‘Basta!’ ma ‘basta’ lo dico io, mai. 

 

Grande calcio locale. 

Sapete chi è sempre stato Sergio Portanova? Ebbene, il mio amico Bandito, messo al bando, ma non è mai stato in vendita.

Come vedete, il mio computer è mezzo scemo. Si lascia uscire di bocca tutta la verità. Adesso sentiremo le urla di dolore.

Il venerdì Santo, Gesù si nascose dietro la croce. Gli ebrei non si accorsero, perché Dio oscurò Cielo e Terra. I chioda carpentiere andarono a vuoto.

   

Vado un po' in chiesa a sfottere il Padreterno. Proprio non riesce a farsi i cavoli suoi. Mi manda sempre lavoro. 

Devo fumare poco o niente. La droga nicotina farebbe delirare la mia penna fine. Succhio la sigaretta spenta dal filtro. Poi lo mastico, lo stacco, e mastico e ingoio il tabacco rosso sbucciato della carta. 

Avrete capito che il tabacco, nient’affatto il frutto proibito, può essere mangiato. E fumato nella misura di una dose ogni due ore. In questo caso, è medicina. E, come tutte queste robe non stupefacenti, è soltanto l’abuso che guasta. 

Il poco basta, il troppo gusta.

La penna bianca scrive per cancellare. Penna bianca era il nomignolo della grande ala sinistra della Juve, Roberto Bettega, che con un’incornata vincente in tuffo, mise al sicuro, nel ’77, la prima coppa europea bianconera.

 

Perché la Pasqua viene sempre di domenica?

Forse Cristo viene una volta l’anno?

E date della storia vera sono quelle. Oggi, 29 marzo, l’ascensione. Ieri è risorto perché non era morto. Lo diedero per tale, in buona fede, perché quando il pomeriggio si riaccese, la croce era vuota. E lui, finto morto, si abbandonò fra le braccia della Madre. 

Maria recitò la parte e ottenne il permesso di portarlo al sepolcro, in cui non entrò mai. 

Ecco perché il Signore incoronò la grande Maria.

 

Sono le otto ore esatte, al dipartimento di salute mentale. Qui c’è stato uno scambio di cartelle cliniche, le mie. Si cospira contro il dottore Manzi e il sottoscritto. Voglio chiamare la scientifica per il rilievo delle impronte digitali, dal momento che si tratta di tentato omicidio colposo. 

Parlo della laringite su una e sull’altra la colonia di polipi alla gola, di cui ho parlato nel precedente romanzo ‘la legittima truffa.’

Per cui, nessun miracolo, nessun errore in buona fede. Bastardi.

 

Adesso, veniamo ai conti con i romani. 

Ebbene, quelli vestiti da soldati e uccisori con la spada metallica erano falsi profeti. Costoro misero a ferro e  fuoco la valle dei soldati della morte, l’odierna valle dell’Irno. 

Vi chiedo quante volte avete sentito la mia voce invocare, per decenni, la valle dell’Irno, nazione a parte, con il suo Imperatore. Non faccio nomi, adesso. Sarà la partita a decidere.

 

Il sito della partita.

Parlo dell’esito della partita.

Al centro Larus, c’è Daiana, la delegata a seguirmi in questo momento particolare.

 

Il perdono di Sodoma e Gomorra.

Per merito di questa sola persona giusta, salvo l’intero dipartimento dalla chiusura.

Soli fra i monti, è la radice del nome della città di Solofra. Daiana è solofrana. Soli fra i monti erano coloro che scappavano di vili massacri da parte di porci carnefici venuti da ogni  dove.

A nord della valle, stiamo costruendo la sede dell’Impero della valle dell’Irno, nazione a parte.

Il nome del primo Imperatore non importa. È importante che l’opera sia compiuta.

 

Cristo! Il falegname.

Cristo il falegname, Dio fatto carne, lo ha scolpito nella pietra.

Io ripeto che tutto avviene secondo un disegno di Dio. Siamo tutti personaggi inconsapevoli in una commedia scritta e diretta da Lui. Ognuno di noi deve vivere la sua parte. Non si scappa dalla propria parte. E non si scappa alla parte opposta. Sarebbe la morte. Per cui, lasciatevi andare. E cercate di capire perché Dio ha voluto questo." FINE.

Gerardo Iacuzio


Febbraio 2019 -  




Gerardo Iacuzio "SULLA TESTA DEL COBRA" romanzo






"Gerardo Iacuzio "SULLA TESTA DEL COBRA" Romanzo

"L’alba del dodici gennaio ghiacciava anche l’asfalto coperto dal cavalcavia in prossimità della periferia di Salerno. Il sacco a pelo in cui aveva dormito Adolfo era inzuppato di umidità. Il cinquantenne aprì il portamonete e fece il preventivo per la colazione presso la stazione di servizio.

Della generosità natalizia verso i senza tetto erano rimasti pochi spiccioli, troppo pochi per potersi permettere anche un pacchetto di quattro sigarette, che gli erano sempre servite per scaldarsi almeno la gola e i polmoni.

Si concesse soltanto un caffè, prima di portarsi davanti alla scuola elementare, dove avrebbe visto di sfuggita la prima delle due figlie, che i servizi sociali gli impedivano anche di avvicinarsi.

Anche quella mattina aveva fatto tappa verso la doccia pubblica e cambiato anche i vestiti. Voleva apparire alla sua Nadia che non lo riconosceva come un uomo qualunque, uno normale, non pericoloso. L’aveva tenuta in braccio l’ultima volta quando la bambina non aveva ancora compiuto il secondo anno di vita. Oggi ne aveva nove.

Adolfo la salutò da due metri di distanza, senza poterle offrire nemmeno una caramella, per non essere trattato come gli estranei criminali che ricorrevano a piccoli trucchi per divulgare la droga tra i ragazzi. Era però contento dell’educazione di cui beneficiavano tutte e due le sue figlie.

Dopo il rito rinvigorente percorse tutto il marciapiede che portava a Torre Angellare. Qui l’Istituto professionale che aveva frequentato da adolescente era chiuso e le mura abbandonate a se stesse.

Durante i due anni che l’aveva frequentato, aveva conquistato la qualifica di elettromeccanico, titolo non riconosciuto dallo Stato. Era riconosciuto però dall’azienda del nord Italia che offriva lavoro a tutti i metalmeccanici che l’ente sfornava ogni anno.

La scuola non aveva nessun rapporto con le fabbriche locali, perché queste erano legate al sistema burocratico che governava tutta la città e il centro sud in maniera decisa. E dal nord, dove si cercava di cambiare tutta la nazione con i fatti e non con i voti, si allungavano le mani per riuscire a costruire almeno una postazione dove vigeva lo statuto dei lavoratori. 

Adolfo aveva scelto una materia che gli avrebbe consentito di lavorare nella sua Salerno.

Ed era diventato subito imprenditore, privilegiando, nelle sue poche assunzioni che si poteva permettere, i possessori della qualifica rilasciata dall’istituto.

Era stato discriminato e combattuto dal sistema locale, ma si era fatto strada fino a quando la crisi generale l’aveva costretto alla resa della chiusura.

Le difficoltà delle aziende e i nemici politici che si era fatto gli avevano chiuso ermeticamente le porte per un lavoro che potesse mantenere la sua famiglia appena nata. Una moglie e due figlie che perse quando la consorte si unì con un vecchio.

Adolfo non percepiva nessuna pensione, né sussidio. Viveva di carità. Si recava in chiesa, sedeva all’ultimo banco, e accettava le offerte in denaro che gli procuravano i soliti pochi conoscenti sensibili al suo problema per la sopravvivenza. ..."

Continua.




Agosto 2018 - "LATTANTE" romanzo di Gerardo Iacuzio.

"La vita del lattante è alquanto monotona. L’unico diversivo è la pappa. Egli, dal concepimento, si sa, è sangue e carne di sua madre. I suoi occhi ben percettivi vedono il padre e innumerevoli altre persone. In alcuni, giorni, è al centro di una festa, con movimento di gente e di suoni con la bocca che ancora non comprende.

Gli viene continuamente fame, e di continuo mangia il latte materno. Sente che verrà il suo turno di mangiare come lei dal piatto, ma non considera la sua preparazione alla vera vita, bensì alla sua fine. Infatti, sa che abbandonerà il seno di sua madre per avventurarsi in camminate a zonzo, come i bambini più grandi.

Dopo il gradevole ruttino, si sente cadere nella pace del sonno. Poi, di nuovo la sensazione della realtà, la fame.

Piange per le brutture che lo circondano. Le urla della nevrastenia, provocata dalla lotta per il potere. ..." Continua.



 


Agosto 2018 - "IL PARASSITA INDUSTRIALE" pensiero di Gerardo Iacuzio.

"Il verme solitario del giardino del mondo è proprio l’industria. Infatti, essa ha distrutto vilmente l’artigianato, con macchinari privi di arte, cultura e cervello che non possono produrre lavori decenti.

Queste Lobbyes, forti di marketing, sono impastate con il sistema clientelare, che privilegia il ricco, e i suoi dipendenti non versano i contributi all’Inps, trovandoseli in busta paga, e vanno in ottima pensione molto presto.

La vitalità del dipendente di questo fenomeno è limitata alla ribellione dell’assenteismo. Lo spirito di avventura nella vita ridotto in brandelli da decisioni prese per lui da un illegittimo forte padrone. ..." Continua. 



 


Agosto 2018 - "POTERE E' VOLARE" pensiero di Gerardo Iacuzio.

"Si dice, da sempre, che volere è potere. Per cui, se lo volessimo veramente, potremmo anche volare. Ma abbiamo paura e siamo scesi al punto intermedio delle macchine volanti.

Volare vuol dire anche risolvere un problema che ci affligge fino alla disperazione, la paura della morte.

Se per questo malessere vi rivolgete a uno psichiatra, non fate altro che pagare l’aiuto di una persona con lo stesso problema.

Non l’ha risolto per lui, non può risolverlo a voi. ..." Continua.



 Agosto 2018 - "L’INTRAPRENDENTE" poema di Gerardo Iacuzio.


"Una persona

intraprendente

è un giocatore

d’azzardo.

Si affida

alla fortuna.

Ho sempre

detestato

i discorsi

allusivi.

Vengo sempre

al dunque.

Pronuncio

un  linguaggio

chiaro 

e semplice,

come la Bibbia.

Se indovino,

perché anche

questa sarebbe fortuna,

la verità

di un’allusione,

il mio interlocutore

si libererebbe

della maschera

dell’attore

fuori dal teatro. ..." Continua.


 

Luglio 2018 - "ABBASSO IL DUOMO DI MILANO" romanzo breve scritto da Gerardo Iacuzio.


Ho seguito il consiglio, dall’apparenza irrilevante, di una brava figliola, che conosco da prima che nascesse. È stata lei a trasformare la mia modesta capacità in falegnameria in artigianato artistico.

   Ebbene, presso la mia bottega, ho ritrovato infine me stesso, uomo, cittadino, lavoratore, credente in Dio. Ed è l’unica persona ad accettarmi come amico. Gli altri, il mondo intero, dovrei dire, non si limitano a non farlo, ma, come vedete, a costringermi a fare lo scrittore. Ma non dopo almeno tre ore giornaliere di saracco e traforo. ... ."
Continua.


 



Luglio 2018 - "Un cane nero come un buon caffè" pensiero scritto da Gerardo Iacuzio.




"Ieri sera ho assistito a un lungo e qualitativo convegno sul trapianto degli organi.

Io sono vecchio e usurato, in tutti i miei pezzi, quasi da rottamare. Ma il mio cervello può fare la fortuna di un bambino. Infatti, godrà a vita la pensione e l’indennità di accompagnamento per infermità mentale. 

I medici avellinesi hanno ucciso barbaramente, con le chemio, mia sorella e mio fratello. La colpa è della manipolazione nei loro confronti degli aggiornamenti e delle case farmaceutiche criminali. 

Vi dico che la scuola italiana produce ignoranti, con lo scopo di avere una classe dirigente facilmente manipolabile.

E pensate, che un tempo, si propose alle amministrative della mia Montoro un’intera lista di medici. 

Per fortuna, furono sconfitti dal sarto Mario Bianchino, già vero artista e mio maestro. 

Sono quindi arrabbiato e desidero vendetta. 

Stamane mi ha regalato l’occasione per sfogarmi un muso nero parassita e ubriaco.

Sono un nottambulo. Ma nei giorni prefestivi evito i locali notturni, perché sono pieni di poveri alcolisti. 

Alle cinque, gli ho urlato di andare a rompere i genitali altrove. 

Mi sono calmato con un caffè polacco. E spero di essermi guadagnato la giornata di nostro Signore." 



 











 




Luglio 2018 - "Venerdì ventidue" romanzo scritto da Gerardo Iacuzio.

"A mezzanotte e qualche secondo, ho aperto la bottega. Ho lavorato fino all’una e quaranta. Alle due ero a letto. Dopo mezz’ora, è cominciato il mio tragitto a piedi verso il mio lavoro di spazzino presso il Luna Rossa bar. Dopo un’ora esatta, avevo preso il caffè e fumato la sigaretta.

Alle quattro ho consegnato il cantiere a Carmine che ha approvato.

È cominciata questa giornata di Giugno.

I miei piedi sono diventati troppo vecchi per avventurarmi verso Solofra per altri dieci chilometri. Come vedete, sto spendendo con la penna l’ora quarta di questa storia priva di trama. ..." Continua.


 


Luglio 2018 - "Vocaboli giocondi" pensiero di Gerardo Iacuzio.


"Siete sempre in forma’, disse il calzolaio alle scarpe che non si decidevano ad allargarsi. 

È uno spiritoso doppio senso, prova della povertà della lingua italiana, considerata pure la più completa del mondo. 

Questo succede in tutte le lingue esistenti, in quanto la lingua madre, scritta da Dio, è stata tradotta dall’uomo limitato.

È luogo comune il fatto che gli umani non spuntarono come funghi, in diversi posti della Terra. Ci fu il primo uomo e la prima donna. Quindi, la prima coppia, la prima famiglia e la prima tribù, che parlavano l’unica lingua esistente." Continua. 




Luglio 2018 - "Vù Vuardà" poema di Gerardo Iacuzio





"Che differenza

può esistere

fra comprare

un’opera

d’arte

 e soltanto 

guardarla esposta?

Se è vostra,

la guardereste

soltanto,

non potete

mangiarla. ..." Continua.

 

 

Maggio 2018 - "Fardelli d'Italia" romanzo di Gerardo Iacuzio

"Mi sono procurato una penna automatica. Si preme il pulsante in testa e scrive da sola la verità.

Ebbene, leggo come voi che l’Italia non si è mai desta, per niente. Infatti, ha sempre tifato per l’invasore. Dico, dal tempo dei romani ai camorristi e parassiti vari. Gli italiani danno il ‘don’ ai pistoleri, e il ‘don’ ai poveri sacerdoti, agnellini sacrificali. Mussolini capo dei cretini, mandò gli alpini sul Don.

Scriviamo.

Siamo subito dopo il segno della croce. Davanti alla chiesa, un bravo ragazzo di colore mi porge un bicchiere di plastica. È vuoto. Ho in tasca due monetine.

Tieni, fratello negro. Spero che ti portino fortuna.

Macchè! È tutto l’incasso della giornata. Poveri immigrati. Devono lavorare per noi e per i nostri camorristi, che si pappano tutti i loro diritti. Devono rubarci soltanto il mestiere di mendicanti. Ma hanno sbagliato nazione. Persino il cestino per le offerte alla parrocchia ritorna vuoto al sacerdote. ..." 





Continua.







 

Maggio 2018 - "Emigro al mio paese" romanzo di Gerardo Iacuzio

"Ho respirato la prima ora del venti maggio. E mi trovo al fiorente locale “La tavernaccia”, dell’amico Vincenzo, del mio paese d’origine, Piazza di Pandola. Ovvero, mercato degli schiavi.

E qui sono emigrato per vivere onestamente di elemosina.

Vincenzo mi invita ad entrare, mi porta carta e penna e, senza che glielo chieda, un ottimo caffè.

Vengo a piedi, con una distorsione al piede sinistro, dalla frazione Piano, dove sono vittima di provocazioni, che mirano… alcolicamente a distruggere la mia folle storia. Gli stolti non hanno il coraggio di affrontarmi, perché in questo letame di agglomerato i pochissimi uomini veri sono miei amici e protettori.

Ho investito soldi che non avevo e 17 ore di lavoro complessivo per realizzare, completamente a mano, il plastico in legno del duomo di Avellino, in occasione dell’agognata salvezza dalla serie C della squadra di calcio cittadina.

Chissà se lo venderò? Forse, a Piazza di Pandola. ..." Continua.


Maggio 2018 - "Il papisso Popeye" romanzo di Gerardo Iacuzio

"La moglie assunse il cognome del marito, il quale, in questa storia, assunse il soprannome della moglie. La Papessa era il Papa al femminile, per il suo modo di sdraiarsi, ovunque si trovasse. Il Papisso era il maschile della Papessa. Sto parlando di due sole generazioni passate. 

Erano i nonni del mio amico Papisso Pope, tutt’oggi un vero braccio di ferro per la sua immensa fede. Credo che se il Papa fosse il Pontefice fra l’uomo e Dio, nessuno più di lui potrebbe meritare l’incoronazione.

Laureato in legge, aveva da tempo intenzione di diventare uomo consacrato. Il Vescovo gli promise tre soli anni di Teologia. Ma le cose cambiarono e il cammino verso il sacerdozio fu lungo, cinque anni di seminario.

Poco male. Lui accettò.





Era in agguato una terribile malattia, la sclerosi multipla, l’afferrò lo zampino del diavolo, che lo gettò dal secondo piano sul cemento."







 Continua.






 

Maggio 2018 - "Paura di tacere" poesie scritte da Gerardo Iacuzio

Premessa

"Le trappole del peccato inondano la nostra vita. La parola vuole costruire un argine, magari rimandarle all’indietro.

A volte, non ne vediamo.  Ma esse sono così furbe da essere invisibili, prima di manifestarsi con il loro agire, quando per noi è troppo tardi.

Nelle ore morte della giornata, durante la notte rubata al sonno indifeso, l’uomo urla, sussurra e parla, per ostruire un riparo sicuro dalle trame demoniache.

Ha paura di tacere, per non farsi sorprendere. 

Questo libro parla di tanto, magari, di tutto, con lo scopo di produrre sprazzi d’azzurro irraggiungibili dagli artigli dell’animale." Continua.



Maggio 2018 - "La Qul – tura con la Q maiuscola" poesie scritte da Gerardo Iacuzio
 

Premessa 

"Non siamo nati per morire, ma essere venuti al mondo ci ha concesso il diritto acquisito alla vita eterna.

Il sole non si è mai spento, perché abbiamo sempre pagato la bolletta al Signore. Le nostre sofferenze si uniscono a quelle di Cristo sulla croce, per la salvezza di tutti.

Questo libro di poesie cerca di ironizzare bonariamente su chi considera i giorni terreni tutto quello che possiede, e cerca l’impossibile felicità sulla Terra. Non sa del Qul che ha avuto." Continua.


 



 



Maggio 2018 - "Circolo asociale" poesie scritte da Gerardo Iacuzio - Premessa:

"Ho conosciuto un locale frequentato soltanto da anziani benestanti. Dicevano di avere provato tutto quello che offre la vita, per giungere alla conclusione che sulla Terra non esiste niente di soddisfacente.

Uno di loro scrisse le sue memorie. Vedeva con gli occhi della saggezza la sua vita trascorsa. Tutti lo lessero e vi si riconobbero. Compresero che non avevano conosciuto niente di sublime per non avere mai apprezzato l’arte. Avevano acquistato soltanto per investimento, senza curarsi di conoscere quanto volesse dire l’artista.

Questo libro è scritto con occhiali da miope, da chi riconosce le cose che l’hanno sempre circondato, per cercare di comprenderle un poco." Continua.



Maggio 2018 - "I rovi calpestati" romanzo di Gerardo Iacuzio
:

"Mamma Apollonia si sentiva, a trent’anni, una cellula matura e riprodotta in tre figli della città italiana chiamata Vallata. Ventimila abitanti che, a suo parere, non sapevano ancora di essere nati.

Vallata le sembrava un Frankestein, un cadavere tenuto in vita, per così dire, dall’energia elettrica.

Di origine britannica, era di religione anglicana, ma aveva sposato suo marito secondo le leggi della Chiesa Cattolica romana, e lo rispettava secondo le stesse direttive.

Apollonia proteggeva il suo privato dalle invadenze comuni, anche dalla sua migliore amica, Lucia. Le sue confidenze erano tutte per sua madre, la sorella ed il fratello superstite ad un altro, trapassato per un male incurabile, come suo padre, a cui era successo a soli 52 anni.

Viveva per i figli. Dopo un decennio di matrimonio, sentiva l’allontanamento del compagno, che cominciava addirittura a tradire l‘intenzione del suo abbandono.

E non fu una sorpresa, per lei, la lettera che trovò in cucina in cui era scritto in poche righe che il marito se n’era andato con Lucia.

Nessuno dei tre figli arrivava a dieci anni. Non voleva perderli e non poteva lavorare, per accudirli come abbisognavano. Soprattutto il più piccolo, due anni, a cui era stata diagnosticata una malattia polmonare e chiari sintomi di problemi psicologici.


Fu soltanto per loro che si rivolse all’avvocato del Patronato per ottenere l’assegno di mantenimento. Ma il marito fu incarcerato prima di ricevere l’invito a presentarsi. ... " Continua.

PER CONTINUARE A LEGGERE LE PUBBLICAZIONI DI GERARDO IACUZIO CONTATTARE L'ARCHIVIO MONOGRAFICO DELL'ARTE ITALIANA info@arteitaliana.net

 



Marzo 2018 - "Il cadaverone del boccaccio di marmellata" racconti e pensieri di Gerardo Iacuzio.







 

Marzo 2018 - "Sole sulle rotaie carcerieri" poesie di Gerardo Iacuzio.

Premessa:

"La vita quotidiana è regolata dalla squallida materialità che costringe ognuno al percorso obbligato del classismo e dell’arrivismo.

Ci si muove sulla Terra, ma tutti in un treno, anche se sempre più veloce, nelle stesse rotaie fisse che lasciano soltanto guardare e sognare il verde e il celeste.

Chi fugge in avanti si ritrova ultimo ed escluso. Il protagonista che fa deragliare il convoglio provoca danni e morte.

Soltanto i versi animano i sentimenti dei viaggiatori, come il sole rinvigorente che trapassa le lamiere.

Questo libro vuole divertirsi a cercare di dare vita ai sentimenti che dormono in rigidi schemi e che pretendono il diritto alla loro parte."


L’autore Gerado Iacuzio 

 


Febbraio 2018 - Poesie di Gerardo Iacuzio "L'avventura verso il cromosomo"




Febbraio 2018 - Romanzo di Gerardo Iacuzio "La traversata di un chilometro


"A mezzanotte di un venerdì di gennaio, la luna si schiantava con tutta la sua luce sullo spiazzale antistante la bottega di Rossello. Il suo letto, l’angolo cottura e il laboratorio di restauro del legno erano le uniche cose viventi di una voluminosa e vecchia costruzi




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