Marino Marinelli vive ed opera a Trieste. Compiuti gli studi superiori a carattere scientifico, si è laureato in architettura presso l’I.U.A.V. di Venezia. Gli inizi della sua attività artistica sono stati influenzati dall’interesse per la pittura impressionista e le opere allora realizzate interpretavano gli aspetti più tipici del paesaggio locale: vedute del Carso, del mare e della laguna gradese, visioni paesaggistiche filtrate e mediate dall’impressione emozionale suscitata. In seguito l’interesse per l’alchimia, per l’esoterismo, la necessità di indagare i reali significati dell’esistenza, il vero al di là delle apparenze, hanno condotto l’artista Marinelli al graduale passaggio verso le attuali forme di espressione artistica. Allestisce la sua prima mostra personale nel 1976. In seguito partecipa a diversi concorsi nazionali ed internazionali, raccogliendo premi e consensi, espone in rassegne a carattere collettivo e personale in varie città italiane ed estere. Come architetto ha effettuato diversi interventi, tra cui la realizzazione del Palco a San Giusto per la visita del Papa Giovanni Paolo II a Trieste (1992), la progettazione del Giardino di Sant’Andrea a Trieste (1998), arredamenti di interni, scenografie e allestimenti per manifestazioni pubbliche ed ha partecipato a concorsi e manifestazioni di Industrial Design, a livello nazionale e internazionale.
INTRODUZIONE ALL’ARTE PITTORICA DI MARINO MARINELLI Marino Marinelli rappresenta la realtà in un universo ipotetico tra visibile ed invisibile, la sua caratteristica pittorica è di saper fornire alla superficie pittorica enigma e mistero delle cose e dei personaggi rappresentati. Un rebus di figure, colori, sfumature, tinte cromatiche si contrastano a zone ombra ben marcate che si dissolvono armoniosamente in un cromatismo soffuso. Marino Marinelli nella sua pittura combina elementi paesaggistici con la figura umana, con figure di animali ma anche con oggetti che si posizionano in un contesto evocativo di mistero donando all’opera una sensazione di sospensione temporale.
LA POETICA DELL’ARTISTA - "Le mie opere" di Marino Martinelli Le mie opere recenti, soprattutto i disegni in bianco e nero a matita, sono caratterizzate dalla presenza della nebbia che esclude la visione del “dopo”. La nebbia simboleggia l’incertezza, una sorta di zona intermedia posta tra il reale e l’irreale. Nella mitologia celtica ricopriva la parte della Terra ai confini tra il mondo abitato e le isole dell’aldilà. Le nebbie rappresentano la sensazione di smarrimento che ci assale in certe fasi della vita, ma anche e soprattutto l’incertezza che pervade il “cercatore di verità”, l'incerto cammino verso l'ignoto e/o verso la conoscenza di chi si appresta a intraprendere un percorso spirituale, un percorso esoterico tendente alla ricerca del Vero, l’incertezza dell’uomo nei confronti del futuro e dell’aldilà che può essere dissipata solo dall’illuminazione.
SIMBOLI - Sfera trasparente - Rappresenta la spiritualità, l’illuminazione, l'energia e il pensiero.
- Sfera opaca - Rappresenta la materia grezza.
- Sassi/Rocce - Rappresentano la pietra grezza. la Pietra Grezza, è l’espressione figurativa dell’uomo non ancora reso libero dalla Conoscenza: vizi, passioni, invidie, intolleranza sono trasfusi in un oggetto informe e, come tale, non idoneo all’edificazione del Tempio interiore. In pratica rappresenta l’operazione interiore che si deve compiere per passare da uno stato imperfetto, passivo e incosciente, ossia la Pietra Grezza, ad uno più elevato, creativo e disciplinato, la Pietra Levigata, appunto. In altre parole, il lavoro di squadratura e di levigatura della Pietra Grezza non è altro che il lavoro fatto sulla propria persona.
- Aquila - simboleggia la vittoria della Luce sulle forze del Male. Simbolo dell'autorità divina, l'aquila è l'animale che incarna il potere spirituale e materiale sugli uomini. Il suo librarsi verso l’alto nel cielo, fino ad altezze impossibili per l’uomo, lo rende simbolo di qualsiasi movimento ascensionale, dalla terra al cielo, dal mondo materiale al mondo spirituale, dalla morte alla vita.
- Corvo - Il corvo fa parte di quella serie di immagini oscure che richiamano in noi una grande inquietudine, immagini riconducibili alle più profonde e comuni paure degli uomini, il buio, l’ignoto, l’incomprensibile, lo sconosciuto e la morte a cui si rifà la simbologia del corvo. Se infatti il nero è riconducibile alla morte e dunque alla fine, rappresenta anche il colore del principio, basti pensare al buio primordiale da cui nasce il tutto o al buio dell’utero materno. D’altronde il nero della morte è la premessa al rinascere in una nuova forma. Il cambiamento che deriva dalla fine di qualcosa è il processo doloroso della rinascita. Il passaggio a questo nuovo io, è tipico delle morti iniziatiche da cui deriva l’auspicato risveglio interiore.
- Colomba - Nella cultura e nella tradizione comune la Colomba rappresenta la purezza, la rettitudine e la pace. Nel Nuovo Testamento la colomba compare come simbolo dello Spirito Santo: nel Battesimo di Gesù infatti, quando Giovanni Battista celebra il sacramento, la colomba va ad appoggiarsi sul suo capo a indicare che lo Spirito Santo era sceso su di lui. In alchimia rappresenta la fase dell’Albedo, una delle fasi della Grande Opera, successiva a quella della nigredo. La trasmutazione dei metalli di base in oro (ad esempio con la pietra filosofale o grande elisir o quintessenza o pietra dei filosofi o tintura rossa) simboleggia un tentativo di arrivare alla perfezione e superare gli ultimi confini dell'esistenza. Il motto alchemico “Solve et coagula” diventa in analisi: “Analizza tutto ciò che sei, dissolvi in te le cose inferiori e ciò che ti limita (le scorie), e poi ricomponi i tuoi contrari in una cosa nuova”.
- Gufo - Gli Egizi, i Celti e gli Indù associavano al gufo il significato del lavoratore e guardiano dell’oltretomba e del protettore della morte. Seguendo questa linea di significato il gufo è il padrone della notte e il signore delle anime. Un fraintendimento dei significati di questo animale potrebbe erroneamente portare a relazionare il gufo con la morte. Dobbiamo invece tener ben chiaro che il gufo veniva onorato come guardiano degli spiriti e del collegamento tra il nostro pianeta e gli altri. Alcuni miti indicano che i gufi, essendo gli incaricati della connessione tra il mondo fisico e quello spirituale, accompagnavano gli spiriti nell’aldilà.
- Veste bianca - Nel simbolismo alchemico, il bianco corrisponde alla Calcinatio. Il processo di trasmutazione che, attraverso la combustione, produce cenere bianca. Questa fase del processo di trasmutazione chiamata Albedo può assumere due contrapposte simbologie. Da un lato le ceneri indicano dispersione, lutto e pentimento. Dall’altro racchiudono la ricchezza suprema dell’essenza, che è il fine stesso dell’Opera. In Oriente la morte corporale non assume una valenza distruttiva perché è considerata il naturale passaggio a un’altra dimensione. Dimensione in cui tutto si trasforma in pura energia nella quale non si contempla la fisicità. In questo caso il bianco rappresenta simbolicamente la vera rinascita. Come l’intonsa veste bianca che testimonia l’inizio di una nuova vita. Allora non vi sarà mestizia per la perdita ma solo un’immensa gioia nel celebrare l’inizio del nuovo cammino.
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Hanno scritto sulle opere di Marino Marinelli: Milko Bambic - Sergio Brossi - Aldo Castelpietra - Orfango Campigli - Marco Dallari - Luigi Danelutti - Elio Marcianò - Claudio H. Martelli - Sergio Micalesco - Lorenzo Michelli - Carlo Milic - Sergio Molesi - Giulio Montenero - Alerino Musiani - Gabriella Niero - Livio Officia - Barbara Passarin - Silvia Ramini - Antongiulio Rizzo - Metelko Siegbert - Ardea Stanisic - Maria Luisa Trevisan - Laura Vianello.
PRESENTAZIONE CRITICA ALL’ARTISTA MARINO MARINELLI A CURA DELL’ARCHIVIO MONOGRAFICO DELL’ARTE ITALIANA
Nelle opere di Marino Marinelli troviamo la trascrizione di un sentimento, di uno stato d’animo, di un’impressione che si traduce in un luogo circondato da atmosfere tracciando linee d’ombra tra il visibile e l’invisibile. L’artista nella sua arte descrive la realtà immediata, così come ci appare, arricchendo la visione di una rivelazione nuova che determina automaticamente la presenza invisibile di altre forme vitali, emergono le forze naturali in tutto il loro splendore e la loro essenza, si avverte il passaggio della brezza, il suono della natura che si anima attraverso la colorazione ricca di tonalità caratteristiche. Le tante sfumature lasciano cadere sulla superficie tracce di nuove tonalità che aprono varchi verso orizzonti misteriosi, una rivelazione cromatica che lascia spazio ad un approccio divinatorio basato sull’intuizione di scorgere nuovi mondi dove aleggiano sensazioni percepite dall’occhio e dalla mente. Una pittura calibrata nella disposizione cromatica ma anche nella scelta di figure isolate che affrontano un percorso sempre nuovo volto alla ricerca di un’introspezione profonda. La figura è ben rappresentata, con dettagli essenziali e quasi sempre in movimento, esprime un carattere enigmatico che diventa soluzione di una rivelazione, le vesti, lunghe e dalla colorazione chiara o cangiante delle figure femminili donano una sensazione di sensualità poetica alla visione dell'opera. Marino Marinelli utilizza il colore come uno stratega, riesce magistralmente a creare uno stato di serena malinconia e di sospensione tra mondo reale ed irreale. Interessanti gli scorci prospettici che dirigono l’immagine verso le figure o gli oggetti che diventano simbolo metaforico e segnali di una ricercata espressione dell’uomo e di energie penetranti. L’artista elabora la visione di un mondo del passato ma nello stesso tempo esalta la modernità progressiva del tempo, arricchisce l’opera di caratteristiche icone che si trasformano metaforicamente in simboli divini, le figure sembrano essere delle presenze che percorrono il cammino sulla terra e raggiungono, attraverso movimenti ascensionali, la strada che conduce verso il mondo spirituale. Colpi luminosi e tinte si affermano con determinazione per identificare il passaggio nei mondi diversi, l’artista Marinelli utilizza pennellate soffuse e anche taglienti, il disegno è equilibrato e proporzionato nell’opera, la presenza della natura è sempre animata da una rigogliosa vitalità che conquista l’amatore d’arte grazie alla sua potenza evocativa.
Archivio Monografico dell'Arte Italiana - Luglio 2025
ANTOLOGIA CRITICA
“LA NICCHIA DELLE LUCI quale meta del percorso di elezione sul sentiero umbratile dell’interiorità psichica tracciato dalla pittura di Marino Marinelli. I trent’anni spesi nell’esercizio della pratica pittorica sono stati per Marino Marinelli non solo un avventuroso percorso culturale e stilistico, ma anche una sorta di cammino di elezione sul piano esistenziale e spirituale, che merita qui brevemente considerare, perché può costituire per tutti noi un positivo modello di comportamento. ... L’irruzione nel paesaggio della figura umana, carica di misteriosi significati esoterici e simbolici, cambiò i connotati dell’ambiente naturale, ne prosciugò i dati atmosferici e contingenti (ultimi a resistere sono le nubi del cielo e i flutti del mare) e fece virare il chiarore del giorno verso le ombre del crepuscolo. Nel contempo, a seguito dei suoi studi di architettura, Marino Marinelli espunse dall’immagine pittorica anche la certificazione della presenza umana, trasformata in un drappo allusivo, e, all’inizio degli anni novanta, quasi simbolicamente, furono varcate le Colonne d’Ercole poste tra il Fisico e il Metafisico. Ma era pur sempre una dimensione metafisica esperita in una concezione ancora legata all’esteriorità memore del dato naturale. Bisognava calarsi nei più profondi recessi della psiche, nella cantina segreta dell’anima, nei più bui angoli della dimensione spirituale per rinvenirvi il sentiero nascosto di un autentico percorso di elezione. Negli ultimi tre anni il simbolico drappo della presenza umana, attraverso una sorta di breccia aperta nella dimensione materiale, va a collocarsi nell’interiorità di una plaga segreta, dove si vivono le mutazioni alchemiche, si progettano i percorsi di ricerca e ci si prepara alla vittoriosa conquista della luce dello spirito. Sono interni allusivi, costruiti col rigore del designer e la fantasia dello scenografo, dipinti coi colori acrilici (per lo più nelle tinte sapienziali dell’azzurro e del verde), a restituire un sentore di durata ferrigna e lapidea, ma toccato da una luce superiore, resa con l’intervento del pastello. Qui si situano, accanto al drappo simbolico, bacini, crogioli e calici e sulle pareti si accampano i simboli cifrati di rituali iniziatici, mentre, finalmente, una feritoia aperta sull’infinito si pone come nicchia di luce e quale viatico per il cammino di elezione. E così, adempiuto il precetto della sapienza ellenica del “conosci te stesso” e superato il dettato della mistica druidica, discesi nelle più profonde plaghe della dimensione psichica, si può essere iniziati a un percorso che ci mena alla porta dell’anima. Fatto risuonare il batacchio di quest’ultima si apre il cielo di una nuova conoscenza esoterica connessa ai fondamenti segreti delle tre grandi religioni monoteistiche. Ed infine, fatte tutte queste esperienze, le conoscenza di se stessi diventa più completa nel fuoco avvolgente di una sapienza totale e coinvolgente, che si pone quale fondamento per l’edificazione di una dimensione spirituale compiuta e perfetta. Tutti i trenta anni che Marino Marinelli ha dedicato alla pratica della pittura sono stati un cammino alla ricerca del senso della vita, ma il sentiero umbratile che egli ha percorso in quest’ultimo lasso di tempo, ... è stato una sorta di discesa nel profondo per rinvenirvi i fondamenti della vita spirituale. E, in questo periodo di cambiamenti epocali, ciò costituisce per tutti noi un positivo modello di comportamento.” Sergio Molesi - 2000
“I rigorosi interni metafisici dell’artista sembrano filtrati da un velo, non perfettamente nitidi, così come Schopenhauer paragona le forme a priori a dei vetri smerigliati e velati attraverso cui la visione delle cose si deforma e la vita è un tessuto di apparenze. Recessi della psiche dove si viene a delineare un percorso di elevazione, di ricerca e di conquista dello spirito, ecco dunque che in questi angoli velati e soffusi si apre una fessura come simbolica fenditura di passaggio attraverso la porta dell’anima. La rappresentazione della luce e la ricerca luministica costituiscono elementi basilari nella poetica pittorica e di riflesso spirituale di Marinelli, interni tagliati da fessure di una luce superiore resa con l’intervento del pastello. Una struttura segnica fatta di continui simbolici richiami connessi ai simboli cifrati dei rituali iniziatici: il triangolo equilatero, la sfera - figura geometricamente perfetta e infinita- richiami alla numerologia, e poi antichi vasi zampillanti, specchi d’acqua, calici e piccole fiammelle, il tutto immerso-sommerso in una dimensione metafisica e surreale. Quando ho preso in esame la produzione di Marinelli ho pensato all’animale metafisico di Schopenhauer, cioè all’essere umano che condizionato dal più elevato sviluppo intellettivo individuale è portato a stupirsi continuamente della propria esistenza e ad interrogarsi sull’essenza ultima della vita in una sorta di meraviglia filosofica e di ricerca spirituale.“ Barbara Passarin (Venezia - 2007)
NEI SIGNIFICATI DELL’ESISTENZA “... Marino Marinelli ha percorso gli impervi sentieri della ragione, cercando nell’antico le radici profonde dei nessi che, ieri come oggi, avvincono l’arte al suo destino, muovendosi - come scrive Paracelso - tra le cose, come si sta tra suoni di campane in una foresta di notte e se la loro causa ci è ignota è perchè non camminiamo nella LUCE. Da tale investigare appaiono le sue opere recenti, ponderato riferirsi all’immagine del simbolo che traspare nel sedimentarsi della materia-colore in forme frutto della creazione immaginativa: ritmi che sono statuizione architettonica, ma, allo stesso tempo, dispiegamento della fantasia visionaria che inquadra, fondendoli, i germi magici di una stagione azzurrata, come dev’essere quanto emerge nell’età Così le immagini, che traggono sostanza dal manifestarsi di un movimento ritmico, condotto a struttura, rammentano che ogni cosa si proietta nel tempo molteplice da una realtà che è fuori del tempo, unitaria, da un unus mundus dove non si distingue interno ed esterno, carattere e destino, uomo e cosmo, merito ed evento, verità e ordalia... Marinelli salda tali significati per farne esistenza stessa della pittura, materializza, quindi, interrogativi e sintesi emblematiche: la sua pittura si fonda perciò su di un nucleo che della rappresentazione non esplica conclusioni, ma vie di lettura e di analisi, dilatazioni verso campi di intuizione intellettuale, quelle Porte oltre cui dimora la conoscenza esoterica. D’altronde l’impianto delle immagini pittoriche appare di per se tesi convincente nel suo assetto perfettamente definito, nella qualità delle campiture e nell’esito ragguardevole della ricerca luministica. Inoltre nella codificazione del messaggio si innestano, volta per volta, elementi didascalici, che rimandano alla realtà vissuta nel trompe-l’-oeil: basta osservare il velo, posto quale tramite di illusione nella ricerca, per percepire come un dato accomunato al simbolo riesca ad illustrare una quantità che già l’evento e l’oggetto hanno di sé; suggestione visiva che al fantastico aggiunge il possibile dell’incrocio con il reale. Marinelli così mette a partito lo stimolo ottenuto dall’indagine, delineando gli esiti di una pittura, che ha dalla sua la capacità di assommare un atteggiamento di lucidità alla coscienza di comporre delle immagini rigorose, ispirate a un lessico culturale sensibile ad arcani messaggi.” Carlo Milici - 1998
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Un percorso ricco di presenze in mostre personali e collettive in Italia e all'estero conduce l'artista Marino Marinelli alla conquista di amatori e collezionisti, italiani e stranieri, che ricercano continuamente le sue opere. Il percorso artistico di Marinelli si concentra su una continua ricerca tra figurativo metafisico e atemporale, per le sue opere evocative di mistero ricercato mediante le tinte cromatiche e la luce, si aggiudica diversificati premi e riconoscimenti che lo conducono al riconoscimento nel mercato artistico contemporaneo.
Il presidente dell'Archivio Monografico dell'Arte Italiana, Michele Maione nello studio dell'artista Marino Marinelli.
Rassegne personali 2023 - Galleria ARTtime, Udine.
2022 - Galleria d’arte “La Fortezza” Gradisca d’Isonzo. 2021 - Arte Fiera Forlì. 2015 - Sala Comunale d’Arte Trieste.
2011 - Elevazioni e Permutazioni, Ghetto Ebraico di Venezia (installazione). 2011 - Corchiano (VT), Chiesa di S. Egidio. 2011 - Caffè Stella Polare,Trieste. 2011 - Auditorium Rainier III, Montecarlo (Principato di Monaco). 2010 - PaRDeS. Laboratorio di Ricerca d'Arte Contemporanea, Mirano (VE). 2010 - Ex Sinagoga tedesca di Padova. 2007 - Centro Culturale “L.Da Vinci” San Donà di Piave. 2007 - Circolo Gymnasium, Trieste. 2006 - Centro Onefit, Monza. 2006 - Rondò ai Pini, Monza. 2006 - Collettiva, Fondazione Bevilacqua La Masa, Venezia. 2003 - Sala d’Arte Comunale, Trieste. 2001 - Sale espositive A.P.T. Trieste, Sistiana (TS). 2000 - Art Gallery, Trieste. 1999 - Le Mura di Treviso (installazione). 1999 - Scoletta di S.Zaccaria, Venezia. 1998 - Aeroporto Regionale F.V.G., Ronchi. dei Legionari (GO). 1998 - Double Face, Le Venezie Treviso. 1998 - Sala Comunale, Gradisca (GO). 1994 - Studio Gnaccarini, Bologna. 1991 - Galleria "Vicolo Quartirolo" Bologna. 1990 - Sala Comunale d’Arte, Trieste. 1984 - Art Expo Brescia, Brescia. 1984 - Galleria "Vicolo Quartirolo" Bologna. 1982 - Galleria "Boccadasse" Genova. 1981 - Galleria Rossoni, Trieste. 1981 - Sala Comunale d’Arte, Trieste. 1980 - Art Mondial Gallery, Milano. 1979 - Galleria d’Arte "Mazzini" Genova. 1979 - Sala A. A.C.S. Grado (GO). 1979 - Auditorium "San Rocco" Grado (GO). 1978 - Circolo "Il Carso" Trieste. 1978 - Galleria "Tavolozza d’Oro" Trieste. 1978 - "Haarlem Gallery" Padova. 1976 - Sala «C. Sofianopulo» Trieste.
BIBLIOGRAFIA - Claudio H. Martelli: “Artisti Triestini del Novecento” ADA, Trieste, 1979. - Art Expo Brescia, Catalogo dell’Expo, Ente Italia Artistica, Trescai, 1981. - Claudio H. Martelli: “Artisti di Trieste, dell’Isontino, dell’Istria e della Dalmazia” Hammerle Editore, Trieste, 1985. - “Giovanni Paolo II a Trieste” Edizioni Vita Nuova, Trieste, 1992. - Claudio H. Martelli: “Dizionario degli artisti di Trieste, dell’Isontino, dell’Istria e della Dalmazia” Hammerle Editore, Trieste, 1996. - “Da Trieste a Trieste” Comune di Trieste, Trieste, 2000.
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Tutte le opere dell'artista Marino Marinelli catalogate nel nostro Archivio sono disponibili.
L'Archivio Monografico dell'Arte Italiana è a Vostra disposizione per farvi visionare le opere dell'artista.