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Pauletto Tiziana

Pittrice Scultrice

Pauletto Tiziana opera in Veneto nella specifica di Corrente figurativa Corrente astratta .

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Pauletto  Tiziana
Biografia Critiche Mostre Informazioni


Tiziana Pauletto vive a Portogruaro (VE) dove svolge la sua attività artistica, la sua prima mostra personale è stata allestita nel 1978 presso la Casa dello Studente di Portogruaro (VE).
Laureata in storia dell’arte moderna con lode presso l’Università Ca’ Foscari di Venezia, dal 1984 si è occupata di teatro per ragazzi e ha tenuto laboratori di murales e scenografia nella scuola primaria e secondaria. Ha partecipato come artista-educatore a progetti europei, in particolare nel 2021 al Progetto VERSO: valorizzazione dell'educazione non formale, risorse territoriali e società civile per l'empOwerment dei giovani, promosso dal dipartimento delle politiche della famiglia - Presidenza del Consiglio del Ministri.
Tiziana Pauletto tiene laboratori creativi, di illustrazione, di monotipo e pittura per ragazzi e adulti.


Tecniche artistiche: l'artista spazia dall’acrilico all’acquarello, dal collage al monotipo, dalla scultura all'installazione.


La sua attività artistica procede per progetti che abbracciano varie tematiche, tra queste, quelle che attualmente la impegnano maggiormente sono la preservazione della natura e del pianeta Terra e la sensibilizzazione sulle problematiche ambientali.
Nel suo percorso artistico ha raccolto riconoscimenti e premi in concorsi nazionali e internazionali.

L'artista Tiziana Pauletto nel suo studio. www.tizianapauletto.wordpress.com - pagina fb: Tiziana Pauletto. Ditta TP






Come critica e curatrice ha presentato numerosi artisti importanti veneti e friulani.
Ha collaborato inoltre alla stesura del manuale "Il monotipo, manuale di una sorprendente tecnica pittorica" di Mario Pauletto edito da Libreria Al Segno Editrice, 2012 (unico in Italia) e ha seguito laureandi di Accademie di Belle Arti che hanno scelto il monotipo come argomento della tesi di laurea.
Tra le sue passioni vi è anche la musica infatti è chitarrista orchestrale, nonché presidente dell’Orchestra a Plettro Sanvitese.  
 
INTRODUZIONE ALL’ARTE DELL’ARTISTA TIZIANA PAULETTO
Tiziana Pauletto intraprende un percorso artistico complesso, ricco di tecniche diverse che sfociano nella realizzazione di progetti interessanti. La natura, la flora trovano sempre il modo di adattarsi nell’ambiente: questo è uno dei messaggi dei suoi progetti. Anche negli ambienti più avversi le radici delle piante si afferrano alla terra e pongono le loro condizioni per la sopravvivenza. La natura diventa quindi metafora per esprimere un messaggio, riflessioni connesse a tematiche delicate che riguardano il nostro pianeta. La scelta inusuale di costruire le sue opere con i materiali che costituiscono l’associazione presente in un preciso strato roccioso è ancora un richiamo alla scoperta della terra per trarre informazioni sulle condizioni ambientali e trasformarle in una forma d’arte ricca di organismi. Fenomeni geologici, erosione, sollevamento del suolo incentivano l’artista a scoprire e ricostruire, attraverso uno studio artistico, l’ambiente del nostro pianeta. Un’arte che invita alla riflessione e alla scoperta della Terra.
Tematiche ambientali che riguardano non solo la natura ma anche l’agricoltura e l’evoluzione della produzione industriale. Il progresso mette a dura prova la natura che nonostante l’ambiente ostile, riesce comunque ad insediarsi prendendosi il suo spazio. Ecco che le foglie riprendono la loro colorazione verde, un colore che esprime speranza e nello stesso tempo cerca di stabilire un rapporto con l’animo umano. La colorazione è fondamentale, è metafora di un pensiero armonico con il mondo naturale che esprime speranza e positività.

Guarda il video delle opere dell'artista Tiziana Pauletto pubblicato su youtube.






PROGETTI ARTISTICI DI TIZIANA PAULETTO

AMBIENTI  è un progetto di arte visiva che approfondisce e articola due esperienze precedenti, FRICHE VIRTUEL (2018) e EPIFANIE (2019). Ciascun ambiente chiede al visitatore di interloquire o interagire.
L’intenzione è quella di produrre nel visitatore un processo di cambiamento della coscienza relativamente all’approccio alle problematiche ambientali e, più in generale, in un contesto di salute planetaria. Come? Attraverso lo sguardo, utilizzando metafore visive e punti di vista non verbali diversi tra loro. 
Essi, con linguaggi differenti, procedono per ambienti che costruiscono un possibile futuro e un presente quotidiano di solito scarsamente considerato: se l’intento mi riuscisse, il sostare e l’interrogarsi dovrebbero condurre ad un pensiero rinnovato nei confronti della natura e quindi a comportamenti atti ad un rapporto armonico con il mondo naturale, con conseguenti effetti positivi anche a livello di salute, sociali, politici in senso ampio.
Ritengo urgente che ciascuno di noi esca dalla sua bolla: siamo convinti incautamente che il nostro vivere la Terra, sfruttando le sue risorse (producendo rifiuti, in primis la CO2) e invadendo tutti i territori un tempo inviolati, sia “naturale” e non abbia fine; siamo profondamente presi dalla nostra modalità di intendere la vita che la riteniamo condizione normale dell’Universo. Ci stiamo espandendo nel mondo naturale senza rispettarne caratteri e bisogni, con le conseguenti catastrofi che ben conosciamo, non solo climatiche ma anche pandemiche. Stiamo mettendo a rischio inoltre, forse sembra impossibile, anche le cosiddette specie “incorporee” cioè musica, arte, cultura e amore per gli altri: insomma le implicazioni delle nostre mentalità consumistica, proiettata per lo più sul presente, e dei nostri comportamenti sono notevoli.
Oggi la vera emergenza, che porta con sé anche le altre, è quella climatica: siamo entrati in una nuova era della storia terrestre nominata da alcuni Antropocene, ma che altri vorrebbero chiamare Capitalocene, termine su cui mi trovo più d’accordo, nella quale cambiamenti climatici, tali da mutare la fisionomia terrestre, non sono avvenuti a causa di fenomeni naturali ma per l’azione dell’uomo, l’essere intelligente posto da se stesso in cima alla gerarchia della catena alimentare. 
Il rapporto di equilibrio esistente tra natura, in primis le piante, e l’uomo, tra “esteriorità e soggetto”, per citare Guattari, Haraway o Panikkar, si è rotto. Di fronte alla crisi e alla trasformazione radicale del nostro habitat stiamo reagendo o con in indifferenza o con paura. Stati nazionali e politica sembrano incapaci di cogliere la vera portata del fenomeno e di agire in sinergia per una azione decisiva di contrasto: bisogna avviare una vera e propria rivoluzione nel pensiero, una presa di coscienza che richiede uno grande sforzo, perché dobbiamo capovolgere il nostro modo di porci nei confronti della natura. Potremmo abbracciare dunque l’idea di una ecosofia così come l’ha proposta il filosofo Raimon Pannikar, secondo cui l’uomo non si colloca alla sommità della gerarchia degli esseri viventi ma si inserisce nell’ecosfera, fa parte di un contesto e non domina lo stesso, è specie tra specie.
 Secondo quest’etica il paesaggio e la natura non sono scenografia o risorsa da sfruttare, bensì parti della nostra stessa vita. Se riacquistiamo la capacità di pensarci nel contesto dell’ambiente, possiamo in parte risistemare le cose. 
Dato che fin dal Rinascimento ci siamo collocati al centro del mondo e abbiamo costruito un edificio concettuale in cui la Natura è diventata cosa, insieme di risorse da inventariare e sfruttare, l’ecosofia non è un pensiero facile da acquisire, ma è urgente e necessario cambiare. 
Il passo ulteriore è rispettare e curare un insieme di esseri viventi che ci stanno vicini quotidianamente ma che non “vediamo” perché non animali e non dotati di movimento: le piante, in particolare gli alberi. Essi sono il nostro salvataggio. 



TANATOCENOSI - Piastre in plasticrete con agglomerati di materiali organici e inogarnici.
Tanatocenosi significa “insieme di fossili presenti in un sedimento geologico”. In quest’ambiente, il visitatore è messo a confronto con la lunga durata del tempo geologico. 
Sei piastre in plasticrete ricreano diversi ammassi di fossili: sono composizioni apparentemente dettate dal caso e dalla pressione, dagli agenti atmosferici e dai movimenti tettonici, che contengono oggetti di vita quotidiana, spesso scarti, o meglio rifiuti, piante provenienti dai territori che frequento nelle mie camminate (boschi, lagune, spiagge, campagne veneto-friulane, periferia della mia cittadina).  Con queste opere intendo produrre un paradosso temporale che mette chi guarda nella posizione di un osservatore del futuro di fronte ad uno scavo da cui emergono i resti di una catastrofe climatica. 
Le Tanatocenosi sono visioni di un futuro prossimo, nel quale ciò che rimarrà di noi saranno tecnofossili: nature morte di organismi e rifiuti della nostra attività, legati indissolubilmente.

       




I MONOTIPI o NATUROTIPI - Monotipi, olio su carta, cm 70x100 con agglomerati di materiali organici.
I monotipi in nero (realizzati con foglie vere) accostati alle piastre sono composizioni che reinterpretano i processi di impressione da cui risultano gli ammassi di impronte fossili definiti in inglese death assemblages: composizioni dettate dal caso, dalla pressione, dagli agenti atmosferici e dai movimenti tettonici, che producono degli agglomerati di impronte fossili. In qualche modo suggeriscono un'idea di bellezza naturale contrapposta agli agglomerati delle piastre e, volendo aggiungere un altro livello di lettura, pongono la domanda rispetto a chi sia il vero artista: chi li ha prodotti o la Natura stessa?




LA FRICHE, PIANTE PIONIERE - Sculture in plasticrete, acrilico e vernice nanotecnologica
Immaginiamoci su una Terra popolata da nuove specie vegetali. Le sculture in plasticrete interpretano quelle che Gilles Clément, il giardiniere filosofo noto per il suo “giardino in movimento”, chiama piante pioniere. Esse popolano territori incolti, sfruttati dall’agricoltura, dalla produzione industriale o erosi da quella estrattiva e in seguito abbandonati, dove poche specie riescono ad attecchire e a loro volta rappresentano una natura sgraziata che si riprende il suo spazio. Vere e proprie pioniere, se da un lato sono la popolazione principale di un habitat durissimo, dall’altro non hanno altro luogo dove insediarsi, perché al di fuori di esso muoiono. Le forme vegetali create con materiali cementizi, acrilici e vernici nanotecnologiche richiamano piante preistoriche o fantascientifiche.  Si tratta di corpi cyborg, che portano all’estrema conseguenza l’idea di brassage planetarie di Clément, una mescolanza di intra e interspecie: sono insieme alberi e ricordo di alberi, abitanti di un nuovo mondo vergine, dove la vita ha trovato un compromesso per ricominciare.”

           

Dettagli piante pioniere
      


VERDE - Monotipi, olio e vegetali su carta, cm 100x70
“Oggi il verde è associato all’ideologia ambientalista in modo a volte superficiale e riduttivo. È quasi impossibile dichiarare una predilezione per questo colore senza essere immediatamente schedati come militanti. Non mi penso tale, semmai una abitante di un pianeta a cui tengo. In questo ambiente verde ciascuno può ritrovarsi o cogliere diversi spunti per riflettere. Ho scelto di mettere su carta attraverso l’impressione del torchio le piante primaverili del territorio di bonifica: narcisi, iris, calle, bardane che crescono lungo i fossi e nei giardini, un verde che, per chi vive nel territorio veneto-friulano della pianura, sfiora gli occhi e li abbandona in quanto ovvio e quotidiano. Qui questo Verde vuole farsi immersivo e insieme sfidante, possiamo sentirci inclusi o fortemente esclusi. Esso non ammette quasi altri colori e, se può rilasciare una immediata sensazione di freschezza e serenità, propone però l’assenza dell’essere animale, quindi dell’uomo. In un futuro, temo non tanto lontano, esisterà un mondo senza umani e animali? Le piante ritorneranno a popolare la Terra da sole come milioni di anni fa?
Ma questo Verde suggerisce anche il silenzio, il piacere di sostare nella vegetazione, rievoca una dimensione acquatica e allo stesso tempo ariosa che ci spinge a guardarci intorno e a muovere lo sguardo fuori dalla finestra a cercare il vero Verde, quello dei grandi alberi dei boschi, dei parchi …”

        


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