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Quacchia Antonella

Pittrice

Quacchia Antonella opera in Austria nella specifica di Corrente astratta Corrente informale .

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Quacchia  Antonella
Biografia Critiche Mostre Informazioni

Antonella Quacchia nasce in Italia, vive ed opera a Vienna, ha un background ricco e diversificato, le sue opere sono state esposte in numerose mostre internazionali.
Dopo aver trascorso l'infanzia in Brasile, è tornata in Italia e si è laureata in Informatica a Torino. Il suo percorso professionale include ruoli significativi al CERN e all'ILO, dove ha fornito supporto informatico e ha lavorato nella comunicazione digitale. L'artista studia arte dal 2012, sperimentando varie tecniche pittoriche attraverso corsi e workshop con artisti rinomati in Svizzera, Francia e Austria. La sua tecnica si caratterizza per una fusione di espressionismo astratto e palette di colori vivaci. I suoi viaggi attraverso Asia, Africa e America hanno arricchito la sua comprensione delle varie culture e della bellezza del pianeta. 
Quacchia ama la sperimentazione, i diversi mezzi espressivi usati le permettono di cimentarsi nella pittura e nella scultura. Le sue opere astratte e vibranti riflettono le sue esperienze multinazionali e il suo background professionale.

"Innovazione, creatività e curiosità sono il DNA e la forza trainante della mia creazione artistica."
Non c’è nulla di inanimato nel nostro mondo, tutto si muove e tutto è in divenire.” 
L'artista Antonella Quacchia www.anton4art.com
    

INTRODUZIONE ALL'ARTE PITTORICA DI ANTONELLA QUACCHIA
Il suo approccio tecnico-scientifico genera una carica emotiva di grande suggestione visibile in ogni sua opera. L'arte di Antonella Quacchia possiede una forza rigenerante che ricostruisce i ricordi secondo schemi costruttivi o distruttivi, la sua pittura, ricca di materiali e colori, possiede la caratteristica principale di far emergere il ricordo, di viverlo, di superarlo e di migliorarlo. Antonella Quacchia ricerca, attraverso l’istinto creativo, il centro di se stessa e non solo, elabora un linguaggio astratto in continuo dialogo con le forze della natura per esprimere le condizioni attuali del mondo odierno affrontando tematiche di sotenibilità o di criticità dell'ambiente e delle risorse della Terra.  
La sua tecnica si caratterizza per una fusione di espressionismo astratto, i colori vivaci sono realizzati con l'olio, il pastello e l'acrilico, i materiali assemblati come resina e oggetti quotidiani di recupero arricchiscono le sue opere di originalità e di modernità.


INTERVISTE
- Intervista radiofonica, Milano, novembre 2023.
 

- "L'arte dovrebbe suscitare emozioni. Artist Talk con Antonella Quacchia", con Maciej Pajak di arthentico.com
  

- Luca Curci dialoga con Antonella Quacchia durante l'inaugurazione di CONTEMPORARY VENICE 2021. THE SECRET GARDEN, presso l'Archivio Misericordia.


- Panto Trivcovic intervista Antonella Quacchia.


INTERVISTA “Antonella Quacchia. Tra paesaggi e forme” di Fabio Tallone, in occasione della mostra “Morphosis” a Palazzo della Cancelleria Apostolica Vaticana, a Roma, anno 2023.
- Alcune delle opere che sono state esposte nella mostra MORPHOSIS – come BeigeIndigoOcraEmerald – sembrano essere dei veri e propri orizzonti. Come è stata concepita questa serie?
Questa serie nasce da una riflessione sul nostro pianeta e sulla bellezza della natura che ho avuto modo di ammirare sia in viaggi in terre lontane, che nella piccola realtà quotidiana che mi circonda. I miei paesaggi astratti, non sono luoghi ben definiti, ma piuttosto una sintesi immaginativa di tanti paesaggi ammirati e vissuti che mi permette di simboleggiare un altro tipo di paesaggio, un paesaggio dell’anima. La parte inferiore, tumultuosa, piena di contrasti tra luci e ombre può essere letta come un simbolo della vita reale, carica di momenti contrastanti: di felicità, di tristezza, di inquietudine, di agitazione. La parte superiore è invece caratterizzata da una forte e dominante componente cromatica che sembra piatta, quantunque si posa su una struttura carica di materia, come a simboleggiare una emozione che attribuisce un colore al vissuto nel presente, e che può essere interpretata individualmente secondo la propria cultura e la propria storia. In mezzo, un orizzonte come a delimitare il “vissuto” e il “sentito”; un orizzonte che può anche essere interpretato come la “meta” a cui tutti tendiamo, che sia il traguardo di un istante o di una vita intera.
- Secondo il curatore Giorgio Vulcano, le sue opere “infrangono lo specchio della mimesis” e raccontano di noi e del nostro mutevole “essere nel mondo” in maniera astratta. Si riconosce in questa definizione? Perché?
Mi riconosco in questa definizione in quanto le mie opere prendono una certa distanza dalla realtà strettamente figurativa per proporre un modo soggettivo di lettura. Nella serie “Floating forms”, per esempio, mi piace giocare con la distanza e la prossimità, per cui allontanandosi si possono percepire masse contrastanti ed avvicinandosi scoprire particolari in cui riconoscere forme vagamente figurative che riportano a ricordi e sensazioni personali. Questa tensione tra il dettaglio e l’insieme ha degli aspetti interessanti perché permette di cambiare punto di vista, di cogliere nuove sfumature, di dare libero corso all’immaginazione e creare nuove interpretazioni della realtà. Fin dall’infanzia ho vissuto in vari paesi nel mondo, assorbendo i colori, la musica, gli odori, la luce, i paesaggi di luoghi così diversi tra loro. Ho avuto la possibilità, anche attraverso la mia attività professionale in organizzazioni internazionali (e certamente non è un caso), di osservare, capire e apprezzare le differenze e le similitudini degli abitanti di questo nostro variegato e straordinario pianeta, attraverso l’interazione con tante persone così diverse per usanze, religione, lingua, modi di sentire ed “essere nel mondo”.
- Appassionata da sempre di arte e delle sperimentazioni, ha lavorato però al CERN e all’ONU. Quanto ha influito questo doppio percorso nella sua produzione?
L’influenza della mia carriera lavorativa al CERN e all’ILO è stata fondamentale nella costruzione di una grande sensibilità verso culture e modi di vita molto diversi. La mia formazione accademica è di tipo scientifico, quindi portata alla sperimentazione ad a una forma mentis che mi spinge a non fermarmi all’apparenza, ma ad andare oltre per cercarne il significato più profondo. Gli anni passati al CERN e all’ILO, lavorando a stretto contatto con professionisti provenienti dal mondo intero, mi hanno permesso di esplorare i confini dell’infinitamente piccolo e dell’infinitamente grande e di crescere nella constatazione che non esistono certezze e che tutto può essere rimesso in discussione e rivalutato alla luce di nuove scoperte e di nuove comprensioni della realtà. Ho avuto la possibilità di conoscere, ammirare e rispettare le differenze nei modi di percepire la realtà, nei modi di fare, di vivere le credenze religiose e la cultura di ogni singola persona. Ogni artista riflette la cultura e la realtà che lo circonda. Non potrei mai dipingere solo personaggi europei perché nel mio mondo di vissuti c’è un mosaico di persone proveniente da tutti i continenti. Opere come Friends, Coming home, Looking in the same direction, per citarne alcune, sono una chiara sintesi di questo caleidoscopio multietnico e multiculturale che fa parte del mio bagaglio di esperienze e di ricordi. Anche la scelta di optare per un linguaggio astratto deriva dal bisogno di prendere la distanza da una rappresentazione troppo legata a solo “una” realtà specifica, in favore di una visione più concettuale e sintetica che abbracci tutte le differenze e le peculiarità del mondo che ci circonda.
- Quali sono gli artisti, gli scrittori o i pensatori in cui trova ispirazioni per la sua pratica pittorica?
Nella mia pratica artistica, una grande importanza ha l’esplorazione di nuovi materiali, e di nuovi stili, che mi permette di re-inventarmi continuamente anche subendo le contaminazioni da vari artisti contemporanei. Il pittore che forse ha avuto il più grande impatto iniziale sulla mia pratica pittorica è Emil Nolde che mi ha folgorato con la forza della sua espressione attraverso il colore e con la sua rappresentazione di personaggi irreali, che vivono in una realtà onirica. Mi ha anche affascinato il percorso di sintetizzazione e riduzione operato da Piet Mondrian per arrivare a quella straordinaria opera Composizione 10 in bianco e nero del 1915 che è per me l’apice del linguaggio astratto. Traggo anche ispirazione dalla ricerca di Mark Rothko sul colore e mi nutro dell’attività artistica dalle molte donne che si sono ritagliate uno spazio in un mondo in grande parte maschile: penso alla talentuosissima pastellista veneziana Rosalba Carriera la cui delicatezza dei ritratti mi lascia un profondo senso di meraviglia; a Sonia Delaunay e alla sua Geometria astratta a cui mi sono largamente ispirata per la mia serie “Amo la vita”; e a Helen Frankenthaler con i suoi esperimenti, negli anni ’70, di diffusione del colore direttamente su immense tele grezze. Tra gli scrittori traggo ispirazione dal tutto il dibattito scientifico sulle ultime teorie della relatività gravitazionale di autori come Carlo Rovelli e Stephen Hawking. Tra i pensatori traggo grande ispirazione da Archimede che già nel suo Arenario si ribella alle forme di sapere rigide e codificate e promuove una visione dinamica della scienza dove vige la consapevolezza che il sapere acquisito di oggi può essere in ogni istante messo in discussione da nuove conoscenze, e con ciò diventare la base su cui nel domani si possono costruire nuove teorie. Non è tutto ciò valido anche per l’arte?
Antonella Quacchia

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Le opere di Quacchia Antonella
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