Le opere di Loredana Riavini sono recensite dalla critica d’arte, segnaliamo: Marianna Accerboni - Sergio Brossi - Claudio H. Martelli - Carlo Milic - Giulio Montenero - Michela Porta - Cinzia Rinaldi - Gianfranco Viatori - Maria Cristina Vilardo.
PRESENTAZIONE CRITICA ALL'ARTISTA LOREDANA RIAVINI A CURA DELL'ARCHIVIO MONOGRAFICO DELL'ARTE ITALIANA
Artista di grande talento Loredana Riavini, coglie la luce reale del giorno modificando ciò che ha davanti con la visione di un ricordo del passato. Il suo stile mostra le emozioni profonde dell’essere umano originate dalla vita reale, le scene di vita popolare, i caseggiati rammentano la bellezza di un paesaggio come espressione dell’amore, di una riflessione per la natura. La colorazione viva e sfumata evidenzia i contorni aumentando i contrasti di luce che appoggiandosi sulla tela pittorica esaltano la grande differenza con il mondo attuale dove tutto si manifesta grazie ad una vita frenetica e poco attenta.
La pittura di Riavini invita l’osservatore a fermarsi per osservare ciò che è stato e per conservarlo in un’interiorità profonda, per ricordare e conoscere il bello di una vita semplice animata dai valori umani e da una bellezza anche visiva e paesaggistica. Le strutture architettoniche fanno parte di una costruzione del passato, dove oggi sono disordinate, non curate e spesso vuote. Quartieri deliziosi che un tempo erano animati dall’amore e dalla semplicità, questa è la tematica che l’artista Riavini affronta con notevole preparazione disegnativa, con una conoscenza grafica e cromatica, un ingegno creativo di grande suggestione che affascina il mondo dell’arte contemporanea.
Loredana Riavini è una grande pittrice non solo per la sua bravura tecnica ma anche per riuscire ad esprimere, in maniera spontanea e semplice, la sua percezione del mondo; attraverso l’associazione di immagini impresse nella sua mente, di forme con significati diversi a seconda del suo gusto estetico e della sua creatività, regala alla società odierna l’immagine di un mondo dimenticato, estremamente contemporaneo, mantenendo un rapporto continuo ed originale con il passato. L’abilità tecnica dell’artista è stupefacente nel riuscire a regalare all’osservatore una visione che rimane impressa nell’animo, l’artista possiede un acuto senso della materia delle cose ed in maniera amorosa e paziente dona alla tela la profondità del tempo e delle cose. Mantenendo un rapporto continuo con la tradizione Loredana Riavini riproduce il mondo del passato attraverso il dettaglio e la precisione di ogni singola pennellata, l’impostazione prospettica è rigorosa. Nella sua opera troviamo un’armonia tra una resa fotografica ed una materia pittorica luminosa, opaca, liscia e grumosa, che esalta le particolarità dei dettagli, gli spazi e i volumi realizzati con un’elevata qualità delle diverse pennellate tracciate sulla superficie pittorica.
Una pittura che rammenta il passato per non dimenticarlo, Loredana Riavini ci invita ad osservare e trovare la giusta dimensione per vivere il presente rimanendo circondati dalla bellezza del vissuto, una ricchezza universale che può soltanto aiutare l’essere umano a crearsi un futuro ricco di tradizione, preparazione culturale e di innovazione.
Archivio Monografico dell’Arte Italiana – giugno 2023
ANTOLOGIA CRITICA
"Un delicato sentire, sostenuto da un controluce intenso ed equilibrato connotano le atmosfere silenti ma vitali di Loredana Riavini, pittrice triestina capace di evocare in modo poetico e vivace il passato per raccontare anche il presente e il futuro. Il tempo – quello narrato nei suoi dipinti – è per Loredana Riavini un elemento fluido. Si attesta nelle consuetudini, nei modi e nelle mode di ieri, attraverso l’amore per elementi d’arredo, oggetti, dimore contadine, spazi vitali, dettagli di utensili e atmosfere, che lei con la sua pittura, precisa ma anche libera, coglie e ferma, testimone discreta e gentile di più vite passate in quei luoghi. Di mani che hanno tessuto e accarezzato quei pizzi, di silenzi e di cambiamenti. Ma tutto è intatto nei suoi paesaggi e nelle sue nature morte e sfugge sottilmente all’ingiuria massima del tempo, che è la distruzione.
Loredana con la sua pittura dilata ed eterna la realtà del tempo attraverso semplici simulacri domestici del quotidiano, mentre una luce, resa con abilità tecnica ineccepibile, rende sereno il contesto. Poi però lei mostra di saper andare oltre, “ricamando” con il pennello anche soluzioni di vita diverse e più avanzate, ed ecco le vecchie reti trasformarsi quasi in presenze umane. E poi c’è il mare con i suoi gorghi sottili, che la Riavini sa interpretare con segno puntuale, fortemente incisivo nella sua apparente semplicità, e attraverso cromatismi e scelte tonali assorte e bilanciate, evocatrici di una cultura visiva e pittorica nordica, comune al sentire di non pochi artisti triestini.
Discrezione, sottile lirismo, silenzio, capacità di fantasticare compongono un amarcord rivolto all’attualità e al futuro, che Riavini sa sostenere con una maturità professionale e tecnica completa … Collocandosi, agli esordi, nell’ambito di una pittura narrativa di timbro tradizionale, nell’evolversi del tempo Loredana Riavini si è staccata dalla pittura classica en plein air di memoria impressionista, per affidare al dettaglio e alla sua garbata fantasia, l’innovazione del proprio linguaggio, che è sempre proceduto costantemente verso la sintesi e il simbolismo rappresentato dal concetto di una parte per il tutto.
Senza dimenticare per quanto riguarda la competenza tecnica – elemento molto importante, oggi non sempre molto considerato – il supporto della conoscenza delle tecniche pittoriche antiche e classiche, che consistono per esempio nella preparazione del fondo con il gesso e la colla caravella o nella rifinitura del dipinto con la gommalacca, che l’artista addotta da sempre per uniformarne la stesura finale. Segreti che fanno la differenza, accanto al talento.
Marianna Accerboni
“... La Riavini ha instaurato ... un dialogo più franco e immediato con la realtà naturale, tornando cosi, nelle formula pittorica, al desueto paesaggismo...”
Giulio Montenero
“… Una spontaneità d'espressione identificabile non altrimenti se non riandando a sondare nella giovane artista la sua genuina appartenenza a quella dimensione umana così tipicamente ascrivibile allo stesso paesaggio geologico. Il Carso della Riavini appare quindi ad un tempo specificato fisionomicamente eppur sempre percorso-nelle sue più scoperte vene d'ispirazione-da una gioiosa fede narrativa. I riquadri rintracciano l'apparente staticità degli elementi ambientali, mentre nella prospettiva complessiva della costruzione figurativa ad un raccordato sistema d'aggettivazioni seguono immissioni estranee dovute proprio al diffondersi di quei accenti di primitiva innocenza espressiva caratterizzanti questa fase della produzione artistica della Riavini. Questa innocenza non va confusa però con l'assenza della necessaria malizia compositiva, che 'queste difformità stilistiche sembrano rispondere ad un immediato bisogno della pittrice di farci partecipi ad un mondo di apparenze istintivamente acquisito nel suo significato slataperiano.”
Carlo Milic
“Nelle sue tele, rivivono angoli ormai scomparsi, che l'artista fissa in plastiche immagini, come se volesse fermare il tempo. Il suo “forno a Giadreschi”oggi non esiste piu. Ma anche se è scomparso, rimave viva la suggestione delle muffe, dei colori caldi dell'autunno-ocra e terra- la sensazione fugace di un attimo vissuto troppo in fretta.”
Cinzia Rinaldi
“... Si inserisce attraverso la strada della pittura tradizionale. Percorrendo i sentieri del linguaggio descrittivo, la pittrice lascia intravedere una sensibilitàe un gusto artistico che sanno scoprire segrete dolcezze, atmosfere poetiche e imprevedibili, armonie nelle cose più banali e disadorne. Una pittura semplice e immediata, che si affida ai colori dosati della tempera per ritrarre un mondo vivo e reale, attraverso quadrati e rettangoli di vecchie case carsiche. Questi brevi scorci sono il tema ricorrente dei suoi quadri:un muro di pietra corroso dal tempo, un cortile, la facciata di una casa di campagna, figure di donne sullo sfiorire che sembrano ripetere stancamente il gioco della vita. La sua naturale inclinazione alla semplicità, porta la Riavini a “raccontare” il mondo con l'animo aperto e l'occhio limpido, fermando lo scorrere del tempo nell'immobilità e nel silenzio di quelle dimore antiche.”
Maria Cristina Vilardo
“... Loredana Riavini ripropone anche qui una saporosa vedutina frontale sull'ingresso di una casa rustica, tema che le è caro da quando ha ripreso a farsi vedere.”
Giulio Montenero
"... La pittrice lascia intravedere una sensibilità e un gusto artistico che sanno scoprire segrete dolcezze, atmosfere poetiche e imprevedibili armonie nei luoghi o nelle cose più banali e disadorne.”
M. C. Vilardo
".. Paesaggi carsici e della Dalmazia,soprattutto borgate, case, vecchie osterie, raffigurati con fresco post impressionismo nel quale il colore brillante è ben portato, è sostenuto da disegno preciso, ma non didascalico. Si tratta di una pittura narrativa, con spunti non privi di ironia e di autentica invenzione. ... Nelle opere della Riavini la figura umana compare molto raramente (in “Porte della memoria”non c'è mai)e la sottolineatura di”elementi” come vetri rotti, porte scardinate, sedie sbilenche danno una prima impressione di totale, remoto abbandono, ma i panni stesi ad asciugare che ondeggiano al vento, vasi sulle finestre, bottiglie su un tavolo, un'insegna avvertono il fruitore attento che l'uomo è ancora presente, ma che ha voluto “cedere la scena” alla rappresentazione di quell'ambiente che lo ha visto nascere e che lo accompagnerà per tutte le stagioni della vita.”
Gianfranco Viatori
“... Nomadismo ed eclettismo, nella ricognizione dei media utilizzati e nell'assunzione stilistica dei meccanismi di composizione, recano in se gli esiti salienti di ogni personale singolarità. Ed ancora: il riconoscibile apprezzamento preferenziale per la ricerca, rivolta verso le radici antropologiche del teritorio natio, non isola l'operazione pittorica nel limbo di una regressione nostalgica ed autarchica; anzi va identificata in tale scelta l'autentica manifestazione di volontà per una sfida verso la dilatazione della riserva culturale da cui l'artista attinge i valori a presidio della sua realtà espressiva. Cosi appare dall'opera di Loredana Riavini, protesa a identificare i cardini rappresentativi dell'immagine che permetta di significare sulla tela attraverso i giorni di anni senza stagioni l'idea di Natura da assimilare, vivendo, giorno per giorno la tradizione di una cultura visiva, imprescindibile anche per l'uomo e l'artista contemporanei. Perché l'universo ambientale della Riavini è il Carso, leggibile tuttavia non nei mitici confronti tra morfologia e fattori atmosferici, bensì nelle geometrie e nei volumi degli insediamenti fissati dall'uomo nel corso di centinaia di anni, nella rappresentazione di una fisicità non connotata negli individui protagonisti, ma attraverso il rigore solenne di architetture d'antica memoria popolare. Così la visione dell'artista, appellandosi alle radici natie, ma facendo del pari proprie le speculazioni espressive frutto di una matura lezione figurativa, identifica la soluzione del proprio quesito compositivo in una sintesi, costruita nella frontalità di mura scabre di pietra viva o rivestite di poveri intonaci, spazi celati, già divenuti edifici, il cui volume peraltro ci è nascosto da quella barriera, difesa ed ostacolo ad un tempo. Allora l'idea di Natura si trasforma in idea d'ambiente umanizzato, in cui si percepisce soltanto la suggestiva remota presenza, magia solitaria che non ha padroni, ma può essere solo di tutti coloro che qui da sempre, generazioni dopo generazioni, hanno messo radici. Al di là della notazione degli spazi preclusi, naviga in superficie il segno lasciato dalle piccole cose, che non sono evidenze archeologiche, ma testimonianze indicatrici di un costume culturale rigorosamente legato ad un modello senza tempo. ... Il tempo della pittura della Riavini è fortemente centripeto, permettendo rese intensamente riassuntive assorbenti il dato biologico e quello favolistico: al punto da accreditare una teoria sull'organizzazione archetipa della psiche, indicando di conseguenza fascinosi raccordi tra materia prima ed inconscio.”
Carlo Milic
“... La pittrice Loredana Riavini è stata prima una cantatrice del piccolo mondo carsico, ora invece di quello istriano, dell'interno. La sua poetica si potrebbe accostare ad alcuni particolari sparsi nelle pagine di quell'indimenticabile scrittore che fu Fulvio Tomizza: la “lotria”, il portichetto viene sostituito da una pianta rampicante, rosse selvatiche viti americane, ma pure un festoso glicine fiorito, non manca mai la panchetta di bianco calcare ...e soprattutto case abbandonate, testimoni di una tragedia non facile da dimenticare. Questa è la sua poetica, mentre la grammatica pittorica-dimentica di esperimenti modernistici-si esprime tendendo ad una sorta di realismo quasi fotografico, per certi versi vicino al surrealismo degli scorci di Cittavecchia di un Aldo Bressanutti. ...”
Sergio Brossi