Domenico Zangrandi pittore, scultore e musicista nasce 08 giugno 1928 a Quinzano (Verona). E'
mancato il 21 febbraio del 1999. Dopo la sua scomparsa le sue opere continuano ad essere protagoniste in mostre che rappresentano tutto il suo percorso artistico.
Le sue opere, pittoriche-grafiche e scultoree fanno parte di collezioni pubbliche e private italiane e straniere, in particolare in Sud America, Stati Uniti, Francia, Belgio e Germania. Sono esposte presso musei, conventi, chiese.
"Autoritratto" - 1978 - olio su cartoncino telato - cm 50x60
"Zangrandi ha una personalità poliedrica, sperimenta prima la pittura con cui realizza, con eleganza ed originalità d’esecuzione opere dai differenti stili pittorici, per giungere alla fase scultorea dove lavora diversi materiali, tra cui il bronzo; esamina la sua curiosità approdando alla grafica che gli permette di realizzare notevoli disegni a sanguigna, acqueforti, puntasecca. La vita artistica di Zangrandi è sempre in evoluzione, un percorso pittorico che analizza ed interpreta la figura umana secondo tematiche differenti. Scenari quotidiani si aprono alla vista dell’osservatore che rimane affascinato da un'opera d’arte che presenta equilibrio compositivo, segni incisivi evidenziano sfondi religiosi, familiari, e sociali."
Archivio Monografico dell'Arte Italiana.
La moglie dell'artista Zangrandi, Nerea Marcanti
La moglie Nerea Marcanti dona l'opera di suo marito Domenico Zangrandi (1928-1999) a PAPA FRANCESCO il 04 marzo 2014. L'opera dal titolo "San Francesco e il lebbroso" si trova presso l'appartamento del Papa, la casa di Santa Marta di Roma.
"San Francesco e il lebbroso" - 1984
Nel 1984, lo stesso Domenico Zangrandi, ancora in vita, dona un'opera a Giovanni Paolo II. La scultura, un crocifisso realizzato in bronzo, che ancora oggi è conservato presso i Musei Vaticani.
Le opere dell'artista Zangrandi sono tuttora apprezzate dalla critica, dai galleristi, dai collezionisti non solo italiani ma anche stranieri, si trovano presso chiese nella città di Verona, in collezioni private italiane e straniere.
1980 - Città del Vaticano, sala Nervi, l'artista Domenico Zangrandi incontra Giovanni Paolo II.
Con l'artista Zangrandi sono presenti: la moglie Nerea e l'amico Comboniano Padre Cirillo Tescaroli.
Guarda il video delle opere di
Zangrandi (1928/1999).
Allievo dell’Accademia “Cignaroli” e seguito dai maestri Antonio Nardi, Nurdio Trentini ed Egidio Girelli, Domenico Zangrandi acquisisce sin dalla giovinezza riconoscimenti artistici che designano il suo giovane talento. Inizia ad esporre le sue opere negli anni '40 in mostre personali e collettive in diverse città del Veneto. Nel 1948 allestisce la sua prima mostra personale presso la "Casa di Giulietta" a Verona.
La conoscenza con autori affermati, compositori musicali, personaggi del cinema e del Teatro arricchisce la sua creatività che si sviluppa verso la realizzazione di opere originali dalle evidenti caratteristiche espressive.
Nel campo musicale Zangrandi compone differenti musiche, scrive una 'Marcia funebre' dedicata e scritta per la morte di una sorella, contemporaneamente realizza opere pittoriche dal richiamo surrealista.
Per un decennio Zangrandi si allontana da ogni forma artistica, rifugia la sua passione in un luogo solitario che trova spiegazione e risposta negli anni Sessanta, anno in cui riprende la sua attività d'artista. Nel lungo periodo di silenzi artistici Zangrandi scrive un suo pensiero:
"Un tempo fui gallo cantore/ di vita e di piaceri. / Incurante se ciò fosse bene o male, /godetti in assoluta libertà / delle gioie che mi offrirono e, da quella coppa giovanile,/(ancora molto acerba), / bevvi tutto il nettare/ fino alla consumazione./ M'illusi d'esser quercia ben piantata/ finché il fato/scosse come un uragano/ le bionde fronde/ e, in un sol colpo l'abbatté! / L'urto fu tremendo/ e la parata non fu certo facile! A lungo mi chiesi il perché di tanta violenza/ e a quale scopo...! Ma un giorno tutto mi si rivelò/ e capii, che quello/ fu un ennesimo avvertimento: /poiché, Colui che governa / intendeva farmi cambiar via. / Così volle e accettai. / Deposta cresta e fronde, / per castigare tanto cinico ardore, / mi pose in un pollaio e lì, solo, / mi lasciò a meditare sul mio passato."
Domenico Zangrandi
Dagli anni '70 si dedica alla scultura, principalmente in bronzo, cimenta la sua passione per il disegno nella grafica sperimentando puntasecca, acqueforti, disegni a sanguigna.
Durante l’ultimo periodo della sua vita l'artista Zangrandi ritorna ad una ricerca nuova della forma e del colore. Moltissime sono le mostre a cui partecipa, l’ultima delle quali – personale e retrospettiva – nella splendida sala della Gran Guardia in Verona. Le sue opere continuano ad essere esposte e presentate in mostre personali ricevono continuamente segnalazioni, premi ed apprezzamenti importanti.
"Giocatori di bocce" - metà anni cinquanta
Pitture, sculture e monumenti principali:
- Nel 1964 esegue una Via Crucis per la Chiesa Cimiteriale di Quinzano Veronese, prepara il bozzetto per il Monumento ai Caduti: un trittico eseguito in mosaico realizzato nel 1968 e presentato a Quinzano (Verona) nello stesso anno.
- Nel 1968 realizza un’altra Via Crucis per l’Ospedale di Bussolengo (Verona).
- Esegue un trittico per la Chiesa dell'Ospedale Civile di Bussolengo (Verona) e una Via Crucis per la Chiesa di S. Maria Ausiliatrice in Verona.
- Nel 1971 vince un concorso nazionale eseguendo i cartoni per un'opera in ferro battuto, m 12x6, esposta presso l'Istituto Tecnico «M. Minghetti» di Legnago (Verona).
- Nel 1978 Zangrandi realizza due grandi Crocifissi in bronzo, uno per i Musei Vaticani e l'altro per il Convento delle Suore Calasanziane di Firenze. Su commissione dei Frati Francescani realizza una vetrata della Cappella del Cenacolo a S. Maria degli Angeli ad Assisi.
- La capacità espressiva della sua spiritualità varca i confini italiani realizzando una Via Crucis per la Missione Cattolica di Quito in Ecuador, e dei quadri per la Chiesa di Teresina in Brasile.
"Donna alla finestra"
bronzo - cm 21x46,5x60 "Nudi al mare" - 1989
"Terremoto nel Friuli" - 1981 - olio su tela
olio su tela
Via Crucis realizzata dall'artista Zangrandi: 14 stazioni:
|
continua a leggere
Le opere dell'artista Zangrandi sono recensite dalla critica e dalla stampa, ricevono consensi ed apprezzamenti dal mercato nazionale ed internazionale dell'arte contemporanea.
Numerosi critici scrivono sulle opere dell'artista, segnaliamo: Giorgio Carli - Donato Conenna - Raffaello Corsi - Giancarlo Peretti - Giancarlo Volpato.
"Il gomitolo della Vergine" - 1990, olio su tela - collezione privata
PRESENTAZIONE CRITICA ALL'ARTISTA ZANGRANDI A CURA DELL'ARCHIVIO MONOGRAFICO DELL'ARTE ITALIANA LA PITTURA - LA SCULTURA - LA GRAFICA
Zangrandi, sia in pittura che in scultura, realizza composizioni figurali, immagini espresse nella loro essenza, nel loro giusto rapporto con il tempo e con lo spazio. La sua pittura diventa riassunto di una visione reale scomposta in piani differenti che generano svariate angolazioni. Le sue opere analizzano tematiche naturali, religiose, sociali e familiari, sono ambientate in atmosfere misteriose e romantiche, Colorazioni fredde accostano soffuse tonalità generando un contrasto luminoso che arricchisce il tessuto dell’opera. Le opere sono ambientate in atmosfere misteriose e romantiche allo stesso tempo, colorazioni contrastanti delineano particolarità espressive lasciando segni tangibili all’opera. Composizioni seducenti in atteggiamenti e posture raffinate evidenziano l'eleganza dell'artista che realizza opere di elevata qualità tecnica e di esecuzione.
Le sue opere grafiche regalano linguaggi dai gusti accurati, come le opere pittoriche si ispirano alla vita quotidiana.
Zangrandi anche nell’arte scultorea si dedica alla figura analizzando le caratteristiche fisionomiche ed espressive, le posture complesse che accompagnano il manufatto in uno spazio aperto celando la sua luminosità e la sua carica espressiva. Zangrandi esprime la sua intuizione artistica realizzando sculture in bronzo dalle luminosità differenti, l’artista crea un contrasto morbido e tagliente imprigionando la luce nei principali punti che subiscono maggiore dinamica plastica. La figura è espressa dall’artista Zangrandi nella sua essenzialità, la composizione è autonoma è evidenziata nel gesto plastico e nell’espressività che comunica sensazioni interiori. Le figure diventano rappresentazioni simboliche di emozioni e stati d’animo. Sculture vitali ed armoniche, diventano espressione di desiderio, di conoscenza e di riflessione, un modellato che esprime sicurezza attraverso linee fisionomiche e la linearità dei corpi che ci conducono in un’ambientazione reale indirizzata verso un’idealizzazione senza tempo ed eterna.
Nell'arte contemporanea, Domenico Zangrandi, rappresenta un contributo singolare, un percorso trasformato in una vita d’artista, ricca di sorprese ed avvenimenti che gli permettono di raggiungere una maturità espressiva sperimentando le numerose tecniche: dalla pittura, alla scultura, al disegno.
Archivio Monografico dell'Arte Italiana - luglio 2014
"Donna con bilanciere" - 1991 - bronzo - cm 66x21x61,5 - collezione privata.
ANTOLOGIA CRITICA"... Domenico Zangrandi riscoprì l’anatomia animale che rappresentò – a volte – in modo crudo, ... non abbandonò mai quella lunga e sterminata teoria di quadri grandi e piccoli dove sono allineati – a volte con esiti di notevole bellezza – madri e mogli, amanti e figli, contadini, lavoratori, Adami ed Eve, lottatori, pettinatrici, lavandaie, modelle, ciclisti nello sforzo supremo, nudi maschili e femminili aggressivi, violenti ma di una sensualità casta e purificata.
... Traspose sulla tela, rifletté nei bronzi (La mela: due grandi braccia, una di Adamo, una di Eva, che si porgono il frutto; un Toro pronto per l’arena e molti altri) la sua partecipe esistenza permeata di un senso profondo della vita, della fragile umanità ch’egli provava su se stesso: dal suo sorriso, straordinariamente traboccante di apparente felicità e di arguzia, traspariva un’esistenza poetica che contrastava con alcune forme puramente esteriori di chi non sapeva cogliere la non sempre rasserenante forma del suo vivere.
Lasciò anche delle composizioni musicali, alcune di grande dolcezza melodica che amava profondamente e che pochi conoscevano."
Giancarlo Volpato
"... Cercheremo ... di suddivide in vari periodi la vita artistia di Domenico Zangrandi, al fine di semplificare il percorso artistico, che altrimenti risulterebbe troppo complesso.
- Il primo periodo corrisponde a quello accademico e post-accademico (anni Quaranta/cinquanta) in cui sono evidenti influssi dei maestri impressionisti come Van Gogh e Gougain.
- Segue un secondo periodo (anni sessanta) cui l'artista è alla ricerca della sua personalità. E' il pendo delle prime tele a carattere religioso.
- Il terzo periodo può far riferimento alla sua esperienza parigina e ai viaggi in Bretagna, (anni settanta). E' certamente uno dei periodi più proficui in cui inizia ad emergere la sua forte personalità.
All'inizio degli anni ottanta, l'artista esegue alcuni quadri a carattere surrealista peraltro del tutto ininfluenti nella sua produzione.
L'ultimo periodo (che va dagli anni ottanta fino alla sua scomparsa) è quello della sua piena maturità artistica. Produce una serie di capolavori che evidenziano la sua genialità e creatività."
Giorgio Carli - Raffaello Corsi
"Correvano gli anni settanta quando a Parona nasceva il gruppo "La Genziana". Il nome non fu scelto a caso, ma motivato dalla forte attrazione della montagna, di cui questo fiore è il figlio prediletto. Piano piano "La Genziana" fiorisce e conquista altri appassionati in zone vicine, interessati al mondo artistico più che all'aspetto turistico. Fra questi il maestro Domenico Zangrandi che con esperienza, intelligenza, professionalità non disgiunte da un grande amore per la natura, ha saputo curare questo fiore e farlo germogliare nel migliore dei modi. Domenico nutriva una spiccata simpatia per Parona, forse memore che l'amata moglie Nerea affondava le sue radici proprio in questa frazione. ... Quanti amici nella "Genziana"! Ma fra tutti "el sarte", al secolo Simeoni Rinaldo Benito, grande estimatore avvicinato all'arte proprio dal maestro Zangrandi. ... Molto si potrebbe ancora aggiungere su questo illustre maestro amico, ma forse si preferisce tenerlo caro nei nostri ricordi che non hanno voce e che vivono quotidianamente con noi rinnovandoci la sua presenza.
Giancarlo Peretti
"... Predilige la figura che propone in forme spesso tendenti al “grandioso”, dilatate, fatte di geometrie solide e piane, sovente intrise di dolore e di pesanti gravezze: su tutte aleggiano una “pietas” ed una “charitas” di umanità profonda. .. Non dimentica i paesaggi, anche per i suoi reiterati soggiorni parigini (dove diviene sodale di Raoul Follerau, l’amico dei lebbrosi) e le amate coste bretoni, che riproduce in tele di straordinario cromatismo. Riscopre l’anatomia animale che rappresenta – a volte – in modo crudo. Ma Zangrandi non abbandona mai quella lunga e sterminata teoria di quadri grandi e piccoli dove sono allineati – a volte con esiti di notevole bellezza – madri e mogli, amanti e figli, contadini, lavoratori, Adami ed Eve, lottatori, pettinatrici, lavandaie, modelle, ciclisti nello sforzo supremo, nudi maschili e femminili aggressivi, violenti ma di una sensualità casta e purificata. Dominano su tutti i torturati, i crocifissi, i prigionieri, i fucilati, le vittime innocenti, i flagellati dal dubbio, dal morbo, dalla miseria, dallo sconcerto a volte con sottolineature lancinanti e crudeli mai velleitarie e snobistiche: alla sofferenza delle sue figure, il pittore assomma la sua, compartecipe e dolorosa.
Alterna stasi emotive a periodi di quiete ed apparente, ma solo sopita, ricreazione interiore; le opere risentono dei suoi abbandoni poetici e contemplativi, pieni di tormento, dove, al suo socialismo cristiano, allega un francescanesimo purissimo riproponendo il Santo d’Assisi in molte tele di insistita postulazione, adorata dal profondo dello spirito e ricondotta a schemi scarni ed essenziali, geometrici: a volte, invece, in moduli o contrasti eminentemente plastici di toccante e commossa liricità.
Traspone sulle tele, riflette nei bronzi (La mela: due grandi braccia, una di Adamo, una di Eva, che si porgono il frutto; un Toro pronto per l’arena e molti altri) la sua partecipe esistenza permea di un senso profondo della vita, della fragilità umanità che egli prova su se stesso: dal suo sorriso, straordinariamente traboccante di apparente felicità e di arguzia, traspare un’esistenza poetica che contrasta con alcune forme puramente esteriori di chi non sa cogliere la non sempre rasserenante forma del suo vivere."
"Signora da Ronco" - 1972-1973
"Ragazze sul letto" - 1978
"DOMENICO ZANGRANDI ARTISTA CHE HA VISTO SEI PAPI "
presentazione critica di Donato Conenna
"... Intorno alla vita, invero assai "eccellente"( si potrebbe dire col Vasari) di questo operatore veneto di nascita e di colore, si può agevolmente erigere una rete di fatti e ricordi, di eventi e di emozioni, di accadimenti e di testimonianze: Zangrandi, come tutta la generazione "fra le due guerre" è un'artista che "ha visto sei Papi", senza - per questo - essere un Matusalemme.
Domenico Zangrandi .. considera il suo vissuto non come un fatto temporale da assegnare alle frazioni esistenziali del passato: "ieri" non esiste. Esistono tanti oggi" da richiamare alla luce e da illuminare non con le parole ma coi fatti, cioè con le 'Di me ... so molto poco'. Zangrandi lascia che sia l'interlocutore a misurare la grazia dialettica che è nella frase. E dall'arguzia, dall'ironia che ne promana è agevole raccogliere il suo primordo caratteriale. Egli... non sa niente di sé.
Non è una dichiarazione di rinuncia a capire e a capirsi.
Zangrandi ... è stato un osservatore attento e sensibile della realtà: ne ha rilevato gli umori più raccolti, ne ha visitato i meandri più nascosti, ha fatto emergere sulle tele "l'altra faccia" delle cose e degli uomini (quasi che ai comuni mortali non ne fosse possibile la visione), rendendo solare e in piena luce il lato da cui far nascere l'immagine. ... Egli ... ha sempre condotto la sua indagine attraverso un grandangolo ottico ed espressivo, grazie al quale "le cose e gli uomini" assumono una maestà metafisica e surreale eppure terrena e terrestre nello stesso tempo. ... .. Come pagina aperta di un diario a cui è stata tolta la progressione fatale dei giorni, ogni sua opera è l'inizio e la fine del tempo e dell'uomo, la sua condanna e la sua assoluzione, il tutto e il niente dei suoi pensieri, il suo essere e il suo avere. In ogni opera Zangrandi 'ricomincia da sé', da quello che ha maturato dentro, dal bagaglio di cultura sedimentato con "l'esperienza di vivere".
- 'ALUNNO DEL TEMPO' ... Zangrandi, al pari dei grandi espressori del segno dell'uomo, ha attinto i moventi d'ispirazione dal divenire delle epoche vissute. Da qui deve partire la comprensione per la sua molteplicità di linguaggio e la sua coerente diversificazione tematica. ... "Tutto" c'è nelle sue opere: a cominciare dalla grande matrice espressionista, libertaria e sociale, che nelle sue tele è violenta nella soggettualità e tenera nella "vis" somatica dei personaggi che ne abitano il racconto. Un "tutto" che lo conduce ad esprimersi in prevalenza su grandi estensioni per grandi anatomie e per grandi percorsi scenici, ma che lo porta anche a curare i particolari più nascosti del composto, le minimali proprietà descrittive, che - come dice Zangrandi - "fanno storia". E c'è la componente metafisica, che gli viene sia dalla frequentazione ideale dei grandi surrealisti italiani ed europei, da de Chirico a Magritte, da Carrà a Delvaux e che si avverte quasi come elemento di fondamenta del suo humus intellettuale. ... Anche il simbolismo, in chiave verista, impresso o espresso, impregna le tele di Zangrandi: anzi, potrebbe dirsi che il suo operare non è mai avulso da segnalazioni simbologiche. Il contrappasso è spesso solare, la metafora del messaggio, o del gesto, o del momento è molto sovente di una evidenza totale. E poi la dimensione religiosa, fideista, anzi sacra, anzi sacrale di taluni suoi periodi: egli è fedele aedo di una confessione che fa dell'amore il primo comandamento, ma nello stesso tempo egli è inquieto portatore d'icone profane, è estensore di una via per il Golgota che certo non invita alla quieta accettazione di catechesi vecchie e nuove.
- 'UOMO DI VOCAZIONI, NON SOLO ARTISTICHE' Il viaggio all'indietro potrebbe avviarsi, anno dopo anno, momento espressivo dopo momento, testimonianza dopo testimonianza, presenza dopo presenza. Ma - anche di fronte alla davvero immane estensione del cammino compositivo, espositivo ed espressivo dell'artista veronese - viene da chiedersi se la comprensione delle sue tematiche debba passare necessariamente attraverso la sua conoscenza esistenziale. Davvero il quadro è il confessionale dell'artista? ... .. Occorrerà dunque domandarsi se quelle che Zangrandi chiama i primi 'fuochi di paglia', cioè le prime opere giovanili, realizzate dopo la morte del padre, siano i prodromi della grande fioritura campitiva che nascerà in lui dopo la parentesi di spiritualità intensa subita intorno ai vent'anni (e che si è solo assopita nel tempo; anzi che cova sotto la cenere dei suoi colori, in ogni tela). Occorrerà dunque domandarsi quanto ha inciso l'iniziazione campigliana e quanto l'osservazione, lo studio e la venerazione delle opere di un certo Vincent Van Gogh (anche se nulla mai emerge del grande disperato uomo di Arles o del fiorentino di "Novecento") e quanto gli ha comportato l'amore e l'innamoramento casoratiano, latente eppure avvertibile nel suo telaio espressivo. Occorrerà chiedersi quanto ha pesato nella "produzione" poetica di Zangrandi il periodo che l'artista chiama "della riflessa apatia": quei dieci anni di astensione dal mondo dei colori e dei pennelli che lo portarono ad un lungo periodo di volontario esilio, ad una "astinenza" derivata più da motivi psicologici che da una mancanza effettiva di "voglia di fare".
Occorrerà domandarsi quanto ha influito, poi, la lettura delle opere di Francois Mauriac e soprattutto quella Vita di Cristo che ha poi condizionato tutta la sua pittura.. ... E' la conoscenza della non conoscenza", che allarga sempre più l'orizzonte, via via che la "cognizione" li apre al nostro sapere. Quanto più sappiamo tanto più sappiamo di non sapere: è la rivoluzione zangrandiana, a mezzo del segno e del colore. E' la rivoluzione della realtà irreale, ma anche dell'immaginazione severamente antiretorica. E' il trionfo "dell'ironia, sale della terra" (sono due parole ma anche "della verità che diviene colore"). Detto da uno che ha bruciato centinai e centinaia di opere, costretto da uno spirito autentico incessante e spietato (che lo accomuna dunque, più a un positivista che a un credente), è da credergli.
- 'TEOREMA PER UNA CHIAVE DI LETTURA' ... Jacques Lacan, imperterrito continuatore delle più aperte teorie sulla psicoanalisi e la percezione visiva, ... inviterebbe il critico a rimuovere ogni ipotesi di interpretazione ("Nessuno può pensare al posto di un altro"), lasciando quindi il fruitore solo, con le sue capacità ( e quindi con le sue responsabilità) culturali.
.. E' questa la chiave di lettura delle opere di Domenico Zangrandi: egli va fruito "nature", senza additivi letterari, senza condimenti esplicativi, senza "avvertenze per l'uso". Nessuno può pensare al posto di un altro: l'assioma lacaniano è più che attuale.
... Il lettore delle sue opere avvertirà una calma narrativa totale, ... la lettura delle opere di Zangrandi sarà dunque agevole grazie a questa solarità di descrivere luoghi, oggetti e anatomie e sguardi e situazioni. Ma nel concetto la pittura di Zangrandi non è che lo specchio riflesso dei tempi che viviamo. Anzi, le sue tele non sono che tavole colorate dall'eco dei clamori e dei silenzi del nostro tempo. .. Le sue tele costituiscono lo specchio, ora concavo, ora convesso, della memoria storica del nostro tempo.
... L'operazione di Zangrandi è una rifrazione speculare del reale quotidiano. E' il vedere attraverso il suo modo di vedere; è lo specchiarsi dell'artista sulle acque del mondo ...
Il paradosso metafisico di molte delle sue opere, così pure carnali e carnose, altro non è che la visione del "circostante universo", nel quale - con l'artista nel ruolo dell'Io narrante - ruotano i personaggi e gli interpreti nel teatro diurno del vivere e convivere. Col bene e col male."
Donato Conenna
"Due modelle" - anni '50
"Le sculture di Zangrandi: qui, sul terreno della materialità più tattile, egli elimina i sentimenti facili, il "memento" ammonitorio, la digressione ludica. Egli abbassa lo sguardo dai confini di sole delle sue pitture e guarda la realtà per quella che veramente è. Annettendo, anzi, in alcuni manufatti, interventi mutuati giusto dal lavoro quotidiano (come la bilancia in mano alla venditrice), tanto da evocare immagini di una rinascenza espressiva popolare, anche se non proprio pop, si dirà. Questa contraddizione non è solo apparente: la forma zangrandiana è una sintesi di linee in tensione, dunque condotta a dimostrare il fondamento dei volumi modellati e posti in essere.
Zangrandi ribalta, nel suo teatro scultoreo, la orizzontalità del racconto colorato. Rende non già l'espressione ma l'imponenza del vero, attraverso quella che potremmo chiamare la "dinamica virtuale" (quel tempogramma minimo della "sensazione" di vita che giunge alla retina) avvolgente le opere. …
Al di là della tensione creativa, dunque, occorre un'osservazione a trecentosessanta gradi per raccogliere il senso e il ritmo (anche) del plasticismo di queste opere: liricamente esse escutono la padronanza della tecnica del loro manufattore ma anche la poesia "endogena", che si offre allo sguardo e al tatto."
Donato Conenna.
"Fruttivendola" - 1991 - bronzo - cm 32x31x60
continua a leggere
Le opere dell'artista Zangrandi ancora oggi sono apprezzate dalla critica, da galleristi, da collezionisti non solo italiani ma anche stranieri. Le opere di Zangrandi si trovano in collezioni pubbliche e private in Italia e all'estero: in particolare nel Sud America, Stati Uniti, Francia, Belgio e Germania.
La produzione pittorica e scultorea dell'artista viene continuamente ricordata e celebrata attraverso mostre personali e le continue testimonianze di quanti lo hanno conosciuto. Tutto il lavoro di Domenico Zangrandi rappresenta un percorso enigmatico ed affascinante che indaga nell'incontro avvenuto tra l'uomo e l'artista.
L'artista Domenico
Zangrandi nel suo studio circondato dagli amici - anni '60
Scultura in bronzo
Mostre, anno 2015:
- Sabato 2 maggio si è inaugurata in Sala Zanotto la mostra personale del pittore veronese Domenico Zangrandi (Sala del Capitolo). La mostra ad ingresso libero è aperta al pubblico fino al 17 maggio 2015 - Comitato per le Celebrazioni in onore di San Zeno Vescovo, Patrono di Verona.
Mostre, anno 2014:
MANTOVA - Sabato 8 novembre 2014 alle ore 17.30 inaugurazione della mostra personale dell'artista Domenico Zangrandi presso la Galleria Sartori Arianna di Mantova. In mostra 40 opere pittoriche fino al 20 novembre 2014.
Studio per "Autoritratto a ventaglio" - 1986 - olio su tela
Mostre, anno 2014:
“BIENNALE INTERNAZIONALE DEL QUADRO E DELLA SCULTURA" Mostra d'arte inaugurazione domenica 18 maggio ore 17.30 in mostra presenti le opere pittoriche dell'artista Zangrandi presso la Scuola della Carità di Padova, 16 - 26 maggio 2014. L'Archivio Monografico dell'Arte Italiana in collaborazione con il centro culturale Maison d'Art di Padova organizza un interessante rassegna d'arte visiva: “BIENNALE INTERNAZIONALE DEL QUADRO E DELLA SCULTURA" la rassegna sarà presentata in un prestigioso Palazzo Monumentale del '500 nel cuore dell'antica Padova nei pressi della Basilica di S. Antonio. La 'Scuola della Carità' ospiterà, quindi, artisti scelti della città di Treviso e provincia per valorizzarne l'attività artistica. La rassegna si svolgerà nel Palazzo medievale del '500, situato nel centro storico di Padova in Via San Francesco, 63 : la Scuola della Carità oggi ospita un ciclo di dodici dipinti dedicato alla vita della Madonna, dipinti da Dario Varotari nel 1579. Ingresso libero.
Scuola della Carità (ciclo di affreschi di Dario Varotari del 1579 e di Girolamo dal Santo), Via San Francesco, 63, Padova.
Mostre, anno 2009:
- 12 dicembre 2009 - Cerimonia di intitolazione della sala civica di Parona (Verona) al pittore e scultore Domenico Zangrandi, in occasione del decennale della scomparsa. Presenti all'inaugurazione della mostra gli assessori alle Relazioni con i cittadini Daniele Polato, all’Arredo urbano Paolo Tosato, la presidente della commissione consiliare Cultura Lucia Cametti, il presidente della seconda Circoscrizione Alberto Bozza e la moglie dell’artista Nerea Zangrandi.
“Ricordare chi ha operato sul territorio, lasciando un patrimonio artistico e culturale di inestimabile valore – ha detto Polato - è un dovere di tutti i cittadini. Per questo l’Amministrazione comunale in tempi brevissimi ha voluto porre questa targa a memoria di un grande pittore e scultore che ha saputo spendere la propria vita a servizio non solo dell’arte ma anche del prossimo”.
- Ricordando Zangrandi, 18 febbraio 04 marzo 2009, Sala Polifunzionale, Palazzo della Gran Guardia, Verona.
Monografia dell'artista Domenico Zangrandi - Edizioni Stimmgraf s.r.l. - stampato nel agosto 2009.
"Autoritratto con cesto" - 1986 - olio su tela, cm 50x70 - collezione privata
Enciclopedie e cataloghi:
1973 - Arteguida Lo Faro.
1979 - Catalogo degli Artisti del Veneto.
1980 - Enciclopedia del 900 - Ediz. Il Quadrato.
- L'Elite Selezione Arte Italiana.
1981 - L'Elite Selezione Arte Italiana.
1983 - Bianco e Nero - Vita Artistica del Novecento.
1984 - Il Quadrato - Dizionario della Pittura Contemporanea.
- Enciclopedia Mondiale degli Artisti Contemporanei - Ediz. Tralli.
1984/85 - Artisti della Comunità Europea - Ediz. Tralli.
- Catalogo d'Arte Gelmi.
1985 - Catalogo Internazionale degli Artisti segnalati - Ediz. Tralli.
1985/86 - Catalogo d'Arte Gelmi.
1988/89 - Catalogo d'Arte Gelmi.
1991 - Enciclopedia dei pittori e scultori del novecento - Il Quadrato.
- L'Elite Selezione Arte Italiana.
1992 - L'Elite Selezione Arte Italiana.
- Dizionario Enciclopedico d'Arte Contemporanea Artisti.
1993 - Edizioni Ambiente.
Nella sua lunga attività, Domenico Zangrandi ha esposto in molte collettive e personali dal 1947, segnaliamo le mostre più importanti e quelle più recenti:
1949 - Mostra Nazionale delle Accademie di Belle Arti Fondazione Bevilacqua, La Masa, Venezia.
1964 - VI Biennale d'Arte Sacra "Antonianum" Bologna.
1965 - Premio Leone Dehon, I Mostra Internazionale sull'iconografia del Sacro Cuore. "Antonianum" Bologna.
1966 - VIII Biennale d'Arte sacra, Bologna.
1971 - Collettiva, 1° Premio Nazionale di Pittura Arena D'Oro, Verona.
1974 - Collettiva Salon "International de L'Art Libre" Palais des Beaux-Arts Parigi.
1975 - Collettiva Salon des Artistes Français, Gran Palais, Parigi.
- Collettiva Premio Internazionale di Pittura Leonardo, Pavia.
1976 - Personale - Chambre de Commerce Italienne - Parigi.
- Collettiva rassegna della grafica Veronese del '900" Palazzo Gran Guardia, Verona.
- Collettiva Salon "International de L'Art Libre" Palais des Beaux-Arts Parigi.
- Collettiva Salon "La Liberté" Gran Palais, Parigi.
1978 - III biennale d'Arte Sacra, Dizzasco.
1980 - Collettiva VI Mostra d'Arte Sala Boggian Castelvecchio, Verona.
- Collettiva VI Biennale Europea d'Arte Contemporanea, Palais des Congres et de la Musique - Strasbourg.
- Personale - Galleria Bacchiigliene U.C.A.I., Vicenza.
1981 - Personale - Sala Morene «San Bernardino», Verona.
1982 - Personale, Galleria Novelli, Verona.
1983 - Collettiva Lo Sport nell'Arte e nell'Artigianato, Gran Guardia, Verona.
- Personale Galleria A. Zeta Arte, Pompei, con presentazione in catalogo di A. Morese.
1984 - Collettiva d'Arte Sacra, S. Giorgeto, Verona.
-Collettiva V Premio Nazionale di Pittura - S. Giacomo - Verona.
- Collettiva VI Mostra d'Arte - Manciano.
1985 - Collettiva VI Premio Nazionale di Pittura - S. Giacomo - Verona.
- Personale - Galleria Novelli - Verona.
1987 - Collettiva Verona: Permanenza della Grafica Agorà, S. Giovanni Lupatoto (Verona).
1990 - Collettiva I Biennale d'Arte Sacra, Cremona.
1991 - 1° Premio Internazionale "Artisti per l'Europa" I Grandi dell'Arte Italiana - Biennale d'Arte della Spezia.
1992 - Personale, Galleria d'Arte Moderna «Alba», Ferrara.
- Collettiva "Artexpo" - New York
- Collettiva XXIV Premio Primavera 92, Foggia.
- Premio America '92.
- Collettiva II Biennale d'Arte Sacra, Cremona.
1993 - Esposizione antologica "Domenico Zangrandi" Galleria Ambiente, Arona (Novara).
BIBLIOGRAFIA
- A. Mozzambani ha anche curato, sovente, la presentazione delle opere esposte; si ricordano l'introduzione alle cinque puntesecche parigine (1974), quella alla mostra in Verona del 1974 e a quella romana del 1977.
- J. Simeoni Zanollo in "Vita Veronese" ha citato e recensito le mostre di D. Zangrandi dal 1964 - voi. XVII, p. 358; 1966 - voi. XIX, p. 437; 1968 - voi. XXI, p. 300; 1970 - voi. XXIII, p. 471; 1975.
- vol. XXVIII, p. 373. A parte queste segnalazioni critiche puntuali molte note bibliografi che sull'autore sono state pubblicate prima, durante e dopo mostre importanti di cui ne riportiamo le più significative:
- S. Bertoldi, D. Zangrandi alla galleria B. Bini, in L'Arena, 24 giugno 1948 S. Bertoldi, Mostre veronesi, in L'Arena, 1 giugno 1949 G.L. Verzellesi, Mostre veronesi: Zangrandi, in L'Arena, 4 giugno
- 1949 G.F., Mostre personali: Zangrandi, in L'Arena, 24 giugno 1949
- P.P. Castani, Domenico Zangrandi e i soggetti d'arte sacra, in L'Avvenire d'Italia, 2 giugno 1964
- A. Marini, La VI Biennale d'arte sacra a Bologna, in Verona Fedele, 15 novembre 1964
- P. Bruzzichelli, Arte sacra alla VI Biennale di Bologna, in Rocca, 1964, 30 novembre 1964
- A. Margotti, VI Biennale Arte Sacra Bologna, in Notiziario d'Arte, Settembre/Ottobre 1964.
- P.G. Agostoni, Mostra di Zangrandi a Valeggio sul Mincio, in Arte Cristiana, febbraio 1965.
- A. Margonari, Opere di Zangrandi a Montava, in Gazzetta di Mantova, 24 aprile 1966.
- C. Segala, Opere di Zangrandi netta sala di S. Nicolo, in II Gazzettino, 18 settembre 1966.
- A. Marini, Pittura senza dubbio, in Orizzonti, 25 dicembre 1966.
- F. Ceriotto, Un grande trittico a Bussolengo, in Il Gazzettino. 21 febbraio 1967.
- G.P. Savorelli, Un ammirato trittico del pittore Zangrandi, in L'Arena, 24 marzo 1967.
- C. Segala, Collettiva alla Notes, in Il Gazzettino, 22 giugno 1967.
- M. Castello, Personale allo Zodiaco di D. Zangrandi, in Il Gazzettino, 17 novembre 1967.
- G. Menato, Dì alto livello a Trissino la rassegna di pittura, in II giornale di Vicenza, 2 settembre 1968.
- F. Brunetti, A Belfiore d'Adige: tre pittori, in Vita Veronese. XXI (1968). p. 381.
- Inaugurato a Quinterno il Monumento ai Caduti, in L'Avvenire d'Italia. 5 novembre 1968
- Ricco di pregi e significati il monumento di Quinzano, in II Gazzettino, 11 novembre 1968.
- A. Marini, Il monumento-mosaico di Quinzano, in Verona Fedele, 30 marzo
1969 G. Stella, Zangrandi alla Piccola, in La Voce del Popolo, 10 maggio 1969.
- F. Brunetti, Arte sacra la vocazione di Zangrandi, in Verona Fedele, 1 giugno 1969.
- C. Segala, Opere di Zangrandi esposte a S. Nicolo, in Il Gazzettino, 1 novembre 1970.
- G. Zampini Pera, Zangrandi: vessillifero veronese dell'arte sacra, in Accademia ideale dei poeti d'Italia, aprile 1972.
- G.M. Guadagnini, Zangrandi, in Il tratto in arte, 1973, n. 1, p. 82.
- N. Lamothe, Domenico Zangrandi, in L'amateur de l'art, 1974, n. 542 (20 juin), p. 14.
- M. Sommella, Domenico Zangrandi, in France-Italie, 1974, n. 6, p. 43.
- P. Baggio, Dans le cadres de nos expositions artistiques... D. Zangrandi, in France-Italie, 1974, n. 9, p. 33.
- S. Stancanelli, Domenico Zangrandi, in 7 Giorni Veneto, 26 novembre 1974.
- Dipinti di Zangrandi alla Bacchiglione, in La Voce dei Berici, 22 giugno 1975.
- D. Porres, Domenico Zangrandi, in Il Narciso, 1975, nn. 7-8, p. 29.
- J. Jacquinot, Zangrandi, in L'amateur de l'art, 1976, n. 588 (16 sept.), p. 13.
- A. Gian. (A. Gianolio), D. Zangrandi a Reggio Emilia, in L'Unità, 4 novembre 1976.
- R. B. (R. Bagni), D. Zangrandi alla N, in La Gazzetta di Reggio. 13 novembre 1976.
- C. Paternostro, D. Zangrandi, in L'Osservatore Romano, 20 ottobre 1977.
- A. Marini. I paesaggi e uno splendido crocefisso di bronzo, i pezzi forti della mostra di D. Zangrandi, Verona Fedele, 17 dicembre 1978.
- L. M. (L. Meneghelli), Domenico Zangrandi, in L'Arena, 22 dicembre 1978.
- G. Volpato, L'umanesimo di Zangrandi, in II Nuovo Veronese, 13 gennaio 1979.
- P. Franceschetti, Zangrandi pittore e scultore, in La voce dei Berici, 12 ottobre 1980.
- P. Franceschetti, Mostre a Vicenza, in La vernice, 10 dicembre 1980.
- Donato Conenna, Zangrandi, Arona, Editel, 1993; Renzo Chiarelli-Giancarlo Volpato, Zangrandi, Verona, Fiorini, 1980.
- L. M. (L. Meneghelli), Domenico Zangrandi, in L'Arena, 8 febbraio 1981.
- G. L. V. (G.L. Verzellesi), Domenico Zangrandi, in L'Arena, 1 aprile 1982.
- A. Marini, Una Guernica di Zangrandi, in Verona Fedele, 11 aprile 1982.
- A. Scalini, D. Zangrandi a Pompei, in Edizioni A. Zeta Arte, marzo 1983.
- P. Zauli, Domenico Zangrandi a Pompei, in Ribalta, marzo 1983
- E. Cerpelloni, Dipingo il sorriso dentro le lacrime, in II nuovo veronese, 3 marzo 1985.
- F. B. (F. Barbuggiani), Il ritorno di Zangrandi, in Verona Fedele, 17 marzo 1985.
- G. Faccincani, Domenico Zangrandi tra sacro e profano, in L'Arena, 23 aprile 1985.
- E. Cerpelloni, Dipingo sorrisi e lacrime della vita, in Il nuovo Veronese, 29 marzo 1987.
- F. Barbuggiani, Il tormento e l'estasi di Zangrandi grande interprete d'arte religiosa, in Verona Fedele, 12 aprile 1987.
- A. Caggiano, Zangrandi il dramma nelle tele, in Il Resto del Carlino, 27 maggio 1992.
- G. Volpato, Zangrandi: quei silenzi urlano, in L'Arena, 24 agosto 1992.
- Giorgio Cortenova-Giancarlo Volpato-Alberto Piazzi, Mostra antologica di Domenico Zangrandi, Verona 1996.
- G. Volpato, Zangrandi Domenico, in Dizionario biografico dei Veronesi (secolo XX), a cura di G.F. Viviani, Verona 2006, pp. 887-888.
continua a leggere